Ubicata nel cuore del Parco regionale dei Gessi Bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa, una preziosa area di natura di recente annoverata nella lista italiana di Patrimoni dell’Umanità UNESCO, la Grotta del Farneto è un luogo davvero interessante.
Scoperta nel 1871 da un certo Francesco Orsoni, studioso e pioniere bolognese della speleologia e dell’archeologia preistorica, quest’antichissima grotta vanta (almeno) tre peculiarità molto importanti:
- rappresenta uno dei più noti e importanti insediamenti preistorici del territorio bolognese;
- si colloca in una sorprendente area segnata dalle varie fenomenologie proprie del carsismo;
- è interamente scavata nella particolarissima e affascinante roccia gessosa.
Concederle una visita significa fare, al tempo stesso, un emozionante tuffo nella geologia, nella storia, nell’archeologia e in un mondo che non mi pento di definire altro e magico.
Ora vi racconto tutto, per bene.
LA GROTTA DEL FARNETO
Cominciamo dalle basi: per visitare la Grotta del Farneto occorre, innanzitutto, recarsi presso la località in cui sorge che, udite udite, si chiama Farneto.
Ci troviamo a pochi chilometri dal centro di Bologna, sulle prime colline sopra San Lazzaro di Savena e al principio della bella Val di Zena. Questo piccolo paese è noto per la sua posizione tranquilla, per l’antica chiesa di San Lorenzo, per un rinomato tempio del gusto (ovvero La Taverna del Farneto, che dovete assolutamente tenere a mente per cene speciali), per ospitare il Centro Visite del Parco regionale dei Gessi Bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa e, ovviamente, per l’omonima grotta oggetto del presente articolo.

Poco dopo la sua scoperta, in epoca ottocentesca, furono progressivamente ritrovati al suo interno ingenti quantità di reperti fossili e archeologici propri dei nostri preistorici antenati.
Manufatti quali asce in bronzo, scodelle, ciotole, recipienti vari, e addirittura parti ossee rinvenute nelle molteplici stratificazioni archeologiche della grotta testimoniano, infatti, che la cavità fu frequentata durante l’Età del Rame e per tutta l’Età del Bronzo. Essa offriva un ottimo riparo naturale, specialmente a gruppi e tribù dedite alla pastorizia e alla caccia.
Fu un certo Luigi Fantini, speleologo e fotografo bolognese autodidatta da molti definito come l’ultimo esploratore romantico dell’Appennino, ad occuparsi delle varie operazioni di recupero dei reperti, oggi conservati in alcuni musei di Bologna e dintorni quali il Museo Archeologico di Bologna, il Museo della Preistoria Luigi Donini di San Lazzaro di Savena, e il Museo Archeologico Paleoambientale di Budrio.
Per lungo tempo, a causa di una frana che ne ostruiva l’ingresso, la Grotta del Farneto è rimasta inaccessibile. Fu solo nel 2008, dopo un importante opera di recupero, riqualificazione e messa in sicurezza, che essa fu in grado di riaprire al pubblico.
VISITARE LA GROTTA DEL FARNETO
Ovviamente, per motivi di sicurezza, non è possibile visitare la Grotta del Farneto da soli.
È necessario partecipare alle visite guidate organizzate dal Parco regionale dei Gessi bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa, accompagnati dalle bravissime guide speleologiche del Parco stesso.
Il punto di ritrovo e partenza per la visita è Casa Fantini, il Centro visite del Parco dei Gessi nonché la dimora natale del Fantini stesso. Qui, come prima cosa, si partecipa ad un briefing, nel quale le guide forniscono ai partecipanti un casco da speleologi munito di torcia frontale e tutte le informazioni utili alla visita.

Ricordatevi assolutamente di indossare scarponcini da trekking o stivali in gomma con la suola scolpita, in quanto il terreno in grotta è scivoloso e fangoso. Fondamentale anche l’abbigliamento, che deve essere preposto a sporcarsi e a gestire i 12° gradi di temperatura interni, che rimangono tali anche in estate.
Una volta pronti, si percorre un breve tratto di sentiero nel bosco (che ricalca il percorso escursionistico noto come La Via del Fantini) per raggiungere l’ingresso ufficiale della grotta, ubicato presso una bella parete di gesso. Si scende lungo una caratteristica scaletta a chiocciola et voilà, ci si ritrova all’interno della cavità.

UN’ESPERIENZA SPELEOLOGICA IMPERDIBILE NEL PARCO REGIONALE DEI GESSI BOLOGNESI E CALANCHI DELL’ABBADESSA
L’escursione in grotta è davvero affascinante, e il percorso di visita consente di scoprire sale, saloni e cunicoli di una porzione di questo mondo sotterraneo. Impressionanti le sculture naturali in gesso scolpite, nel corso del tempo, dall’azione progressiva dell’acqua.

L’ambiente ipogeo è dominato dal silenzio e dal buio più totale, ed è l’habitat prediletto da alcune specie animali, quali i pipistrelli. Non è difficile avvistarli, appesi alle varie sporgenze gessose, e per tutelarli, nel periodo in cui vanno in letargo (da novembre a marzo), le visite in grotta vengono sospese.
Districandosi tra vari passaggi (alcuni strettini ma mai proibitivi), si esplorano altre sezioni della grotta, come la meravigliosa Sala del Trono. Qui, tra i peculiari affioramenti gessosi che la contraddistinguono (molti dei quali ricordano, per l’appunto, un regale trono), si ha l’opportunità di vivere un’esperienza unica nel suo genere: ci si trasforma momentaneamente in pipistrelli e si fa il gioco del buio e del silenzio.

Le guide fanno accomodare i partecipanti sulle panche naturali di gesso presenti, chiedendo a tutti di spegnere le torce frontali e di fare silenzio per qualche minuto. Si rimane dunque così, nel buio e nel silenzio più totale, ascoltando semplicemente il dolce e misterioso respiro della terra e i deboli picchiettii di qualche goccia d’acqua che cade al suolo, nel contesto in cui vivono quotidianamente gli abitanti alati della grotta.
INFORMAZIONI UTILI
- Si può visitare la Grotta del Farneto solo con l’accompagnamento delle guide speleologiche del Parco regionale dei Gessi bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa; visitate il sito ufficiale per controllare le prossime date previste e per prenotare il vostro posto.
- Indossate scarponcini da trekking o stivali di gomma in suola scolpita; il fondo della grotta è scivoloso e fangoso, le normali scarpe sportive non vanno bene.
- Indossate un abbigliamento sportivo comodo e preposto a sporcarsi senza problemi, e non dimenticate di portare con voi una giacca o una felpa: anche in estate, la temperatura in grotta è stabile sugli 11°-12°!
- Non portatevi dietro zaini troppo ingombranti: anche se il percorso non è complicato, ci sono alcuni passaggi un po’ strettini (io avevo con me uno zainetto piccolo, e non ho avuto problemi)
- Si tratta di una visita speleologica facile, i passaggi tra i vari ambienti della grotta non sono mai impegnativi o problematici. Possono partecipare anche i bimbi dai 4 anni in su.


Valentina, l’autrice di Kilig Travel Blog
Scrivo, fotografo, mangio e racconto storie sul mondo e sulle cose belle. Amo l’autunno, i libri, i piccoli borghi, i tramonti sul mare, la mia gatta Trippy, i tortellini in brodo (sono bolognese, come potrebbe essere altrimenti?), la montagna, il caffè.
0 commenti