Non smetterò mai di dirlo: la bellezza delle nostre Dolomiti non ha eguali nel mondo.
Questo universo di roccia che cambia colore a seconda della luce, di picchi sublimi e spettacolare natura trova sempre il modo di stregare l’occhio e il cuore di noi comuni mortali.
Io sono già in una relazione stabile con la Val Badia, la Val Gardena e la Val Pusteria, ma di recente ho ceduto al corteggiamento anche di un’altra splendida zona al confine fra la provincia di Trento e quella di Bolzano: il gruppo del Catinaccio.
TREKKING ALLA CIMA DEL CATINACCIO D’ANTERMOIA: UN’ESCURSIONE MERAVIGLIOSA FRA NATURA, RIFUGI E VIE FERRATE
Noto, in lingua tedesca, con l’evocativo nome di Rosengarten, il Catinaccio è un vasto massiccio montuoso ubicato nel Parco naturale dello Sciliar fra la Valle di Tires, la Val d’Ega e la Val di Fassa.
La sua particolarità è quella di ospitare, nel suo mondo di roccia e natura selvaggia, delle valli interne (la valle di Vael, la val di Vajolet, la val di Udai, la val di Dona e la val Duron), e di possedere diverse cime.

Il trekking che vi propongo oggi è un percorso veramente superbo ed emozionante, che consente di fare tre cose:
- entrare nel meraviglioso cuore di questo massiccio;
- scoprire alcuni tra i suoi rifugi storici;
- conquistare la cima più alta di tutto il gruppo montuoso, il Catinaccio d’Antermoia!
Si tratta di un’escursione sensazionale, in uno degli angoli più belli delle Dolomiti. Tuttavia, come spesso accade quando si tratta di andare in vetta a una montagna di 3.004 metri di quota, non si tratta di una semplice passeggiata. L’itinerario contempla infatti un dislivello importante di oltre 1.000 metri e il superamento di due vie ferrate di moderata difficoltà.
Non perdete subito le speranze: sebbene questo percorso si intitoli Trekking alla Cima del Catinaccio d’Antermoia, nulla ci vieta di ribattezzarlo anche Trekking al rifugio Passo Principe, eliminando le due ferrate e la conquista della cima ma percorrendo un sentiero che mai più potrete dimenticare.
Bando alle ciance, passiamo ai dati tecnici.
DATI TECNICI
- Punto di partenza: rifugio Ciampedie (2.000 metri)
- Punto di arrivo: cima del Catinaccio d’Antermoia (3.004 metri) – si rientra sul medesimo percorso
- Itinerario: rifugio Ciampedie – rifugio Gardeccia – rifugio Vajolet e rifugio Preuss – rifugio Passo Principe – Via Ferrata Ovest Catinaccio d’Antermoia – Cima Catinaccio d’Antermoia – Via Ferrata Est Catinaccio d’Antermoia – Passo d’Antermoia – Rifugio Passo Principe – rifugio Vajolet e rifugio Preuss – rifugio Gardeccia – rifugio Ciampedie
- Dislivello positivo: 1.004 metri
- Dislivello via ferrata: 400 metri
- Segnaletica: segnavia CAI 540, 546, 584, bolli rossi e cavo metallico sulle due vie ferrate
- Tempo di percorrenza: tra le sei alle otto ore totali
- Difficoltà: EE (escursionisti esperti) fino al rifugio Passo Principe, EEA (Escursionisti Esperti con Attrezzatura) dal rifugio Passo Principe alla Cima del Catinaccio d’Antermoia (e discesa)
- Rifugi: rifugio Ciampedie, rifugio Bellavista, baita Checco, rifugio Negritella, rifugio Catinaccio (abbandonato), baita Enrosadira, rifugio Gardeccia, rifugio Stella Alpina, rifugio Paul Preuss, rifugio Vajolet, rifugio Passo Principe.
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COME RAGGIUNGERE CIAMPEDIE (IL PUNTO DI PARTENZA): LA FUNIVIA CATINACCIO DA VIGO DI FASSA
Il punto di partenza da me scelto per il presente trekking alla cima del Catinaccio d’Antermoia è il rifugio Ciampedie (Val di Fassa), collocato già in un’invidiabile posizione nel massiccio del Catinaccio.
Per giungere al suo cospetto mi sono avvalsa della comoda funivia Catinaccio, in partenza da Vigo di Fassa. Nella stagione estiva essa è attiva da inizio giugno fino a inizio ottobre, indicativamente dalle ore 8.00 alle 18.00/18.30. Potete consultare gli orari direttamente sul sito ufficiale degli impianti Catinaccio di Vigo.
Per effettuare l’intero trekking in giornata, vi consiglio caldamente di prendere la prima corsa della funivia, in modo da disporre di molto tempo davanti a voi per effettuare l’escursione con calma (e non rischiare di fare tardi e perdere la corsa di discesa!).
La funivia Catinaccio da Vigo di Fassa non è l’unico modo per salire a Ciampedie: ovviamente potreste arrivarci a piedi dal paese seguendo il sentiero 544 in un’ora e mezza di cammino, ma sarebbe pura follia nel contesto di questo già lunghissimo e impegnativo trekking.
Un’altra possibilità è la seggiovia in tre tronconi da Pera di Fassa, se vi fosse più comoda questa località.
PRIMA TAPPA: DAL RIFUGIO CIAMPEDIE AL RIFUGIO GARDECCIA
Non appena si scende dalla funivia, si approda nel Campo di Dio (traduzione italiana dell’espressione ladina Ciampedie), e si comprende subito il perché di tale definizione: questa località, a 2.000 metri di quota, è un vero e proprio balcone naturale panoramico sulla Val di Fassa e su alcune delle più note Dolomiti: si riconosce la vertiginosa parete sud della Marmolada, il Gran Vernel, l’inconfondibile e sempre incantevole Gruppo del Sella, i Monzoni, la cresta di Costabella, il Sassolungo, e anche il Latemar, le Pale di San Martino e il Lagorai più in lontananza.
Insomma, l’istinto di rimanere qui a crogiolarsi fra questi panorami, i tanti rifugi e baite presenti e le svariate attività che si possono intraprendere (tra le quali vi segnalo la fly line) è davvero alto. Tuttavia, il Catinaccio d’Antermoia chiama e bisogna non perdere troppo tempo.
Seguendo le indicazioni dei cartelli in loco, imboccate il sentiero CAI 540. Una volta superato il rifugio Negritella (1.990 metri) un pittoresco sentiero immerso nel bosco e nel pino mugo vi scorterà, placido e ombroso, verso la prima tappa ufficiale del nostro trekking: il rifugio Gardeccia.
- Le tempistiche ufficiali per coprire la distanza tra Ciampedie e Gardeccia riportano 45 minuti di cammino, ma se avete un buon passo si fa anche 30/35 minuti.
SECONDA TAPPA: DALLA CONCA DI GARDECCIA AI RIFUGI VAJOLET E PREUSS
Quando il bel sentiero boscoso inizia ad aprirsi e a lasciare il palcoscenico ad una piccola radura (dove sorge l’abbandonato rifugio Catinaccio), sarete ormai giunti/e alla Conca di Gardeccia.
Si tratta di un luogo privilegiato, in quanto collocato proprio nel cuore del meraviglioso massiccio del Catinaccio. Per quanto selvaggio e immerso completamente nella natura dolomitica, qui sorge un piccolo nucleo composto da varie baite e rifugi; il più noto è il rifugio Gardeccia, ma troviamo anche la bella baita Enrosadira, il rifugio Stella Alpina e, addirittura, un paio di bazar pullulanti di souvenir.

Anche qui la tentazione di fermarsi e mettere le radici è altissima, ma occorre assolutamente proseguire e puntare alla tappa successiva: i rifugi Vajolet e Preuss. Per farlo bisogna continuare a camminare sull’ampia cavedagna contrassegnata dal segnavia CAI 546, che si inoltra sempre più nel massiccio e sale in quella porzione di maestoso territorio dolomitico noto come la Valle del Vajolet.
Un piccolo promontorio roccioso comparirà proprio sopra i vostri passi, sormontato da un edificio. Ecco, la vostra prossima meta è tappa è lì.

- tempistiche: circa 40 minuti da Gardeccia (ma camminando di buon passo, anche in questo caso di possono limare 10 minuti abbondanti).
TERZA TAPPA: DAI RIFUGI VAJOLET E PREUSS AL RIFUGIO PASSO PRINCIPE
Al cospetto dei rifugi Preuss e Vajolet, ubicati vicini nella sublime Valle del Vajolet, la fatica comincia a farsi lievemente sentire. Siamo a quota 2.243 metri, in un mondo di roccia sopra il quale si innalzano maestose le celebri Torri del Vajolet. E se anche questi pinnacoli di dolomite fanno da padroni, altre cime sorvegliano la zona: il Catinaccio vero e proprio, con la sua scura e impenetrabile parete striata, le frastagliate guglie del Larsec e, finalmente, si mostra lui, il Catinaccio d’Antermoia.

Dopo un veloce caffè energetico e una tappa bagno in uno dei due rifugi, si prosegue puntando la bussola a nord lungo il sentiero CAI 584. Il percorso regala prospettive incantevoli su tutto il Rosengarten, e procede in costante e decisa salita verso la prossima tappa: il Passo Principe e il suo omonimo rifugio.
Incastonato sotto una roccia a 2.600 metri di quota, il rifugio Passo Principe è una rustica meraviglia: piccolo e tutto in legno, presenta un balcone panoramico nel quale viene voglia di sorseggiare un grappino al pino mugo.
Anche in questo caso, resistete per ora a siffatta tentazione e preparatevi ad affrontare la porzione più impegnativa di questo trekking alla cima del Catinaccio d’Antermoia: la via ferrata!
- tempistiche: circa 2.30 da Ciampedie
LA VIA FERRATA OVEST DEL CATINACCIO D’ANTERMOIA
Per conquistare la vetta, infatti, esiste solo tale possibilità, che si dirama in due alternative: la via ferrata ovest e la via ferrata est. Io sono salita per la ovest e sono scesa dalla est, ma nulla vi vieta di invertire l’ordine degli addendi o di salire e scendere dalla medesima via (in questo caso, consiglio la ovest).
Quindi insomma, non perdiamoci d’animo: indossiamo imbragatura e caschetto, mangiamo un po’ di frutta secca o qualche cubetto di cioccolata, andiamo in bagno (consiglio non così scontato, dato che dopo sarà più complicato espletare le proprie funzioni corporali con imbrago addosso) e… si va!

La prima cosa da fare è risalire la traccia di sentiero su ghiaione che parte proprio di fronte al rifugio, e che conduce brevemente all’attacco ufficiale della ferrata. Raggiunta la targa metallica, si prosegue a sinistra risalendo con attenzione una cengia non assicurata dal cavo. Si aggira poi facilmente una sorta di spigolo e, tramite alcune staffe metalliche, si affronta agilmente un piccolo salto verticale.
Si procede poi camminando su una traccia di sentiero, dalla quale ci si può rendere molto bene conto di quanti metri di quota stiamo macinando rispetto all’ormai piccolo e lontano rifugio Passo Principe.
In breve tempo, si arriva ufficialmente ai primi metri di cavo metallico e a una scaletta, la quale consente di raggiungere un’ampia cengia che punta verso uno sperone roccioso un po’ esposto ma ben gradinato.


Si affronta dunque un canalino, seguito da un lungo tratto in quello che è il più tipico ambiente dolomitico: un’alternanza di cenge e tracce di sentiero fra materiale detritico, mai di difficile percorrenza.

In tale contesto, si giunge presso una porzione di ferrata contraddistinta da uno sviluppo più verticale (ma assolutamente niente di tragico) sempre ricchissimo di appigli e appoggi.

Dopo suddetto tratto, vi attende nuovamente il sentiero e qualche facile passaggio attrezzato, sempre munito di cavo e sempre ben protetto e assicurato.
In questo modo, si giunge presto presso una piccola forcella fra le rocce, che marca l’ultimo tratto di via ferrata: quello che conduce alla sovrastante crestina sommitale del Catinaccio d’Antermoia. Non scoraggiatevi, ormai è fatta e questi ultimi tratti sono tutto sommato facili.

Ed ecco che qui, terminato il cavo d’acciaio e aggirata una porzione di roccia, compare la cosa più bella di tutte: la tanto agognata croce di vetta! Ma attenzione, non è ancora il momento di abbassare la guardia: quest’ultimissima sezione di percorso, per quanto estremamente suggestiva, non è più assicurata e in certi punti è davvero stretta.
Potete aiutarvi con gli ausili metallici presenti (staffe e fittoni), ma il consiglio migliore è quello di procedere con cautela, tenendo il baricentro basso e la soglia di attenzione alta.

- tempistiche: 1 ora e 30 dal rifugio Passo Principe.
IN CIMA AL CATINACCIO D’ANTERMOIA, LA VETTA PIÙ ALTA DEL GRUPPO DEL CATINACCIO
Ve la devo ancora descrivere la sensazione che si prova quando si tocca la croce di vetta?

La cima del Catinaccio d’Antermoia è una vetta dolomitica di altissimo livello: dai suoi 3.004 metri di quota si tocca il cielo con un dito, e si ammira un panorama unico al mondo.
Partendo da nord, e muovendoci in direzione oraria, da quassù si ammirano il Gran Pilastro e il Gran Mesule, le Odle, il Sassolungo e il Sassopiatto, il massiccio del Sella, la Tofana di Rozes, il Sorapiss e l’Antelao, il Pelmo, la Marmolada, il Monte Civetta e il Gran Vernel, la Cima Uomo e le Pale di San Martino, la Cima Scalieret e la Cima d’Asta.
E ancora, verso sud-est, la Roda di Vael, il Latemar, la Cima Catinaccio propriamente detta, le Torri del Vajolet, l’Adamello, il Cevedale, l’Ortles, il Similaun, lo Sciliar e l’Alpe di Siusi… .

Non c’è cosa più bella, come scrivo sempre e anche in questo motivazionale articolo, che concedersi un bel panino allo speck e formaggio da quassù, condividendo qualche briciola con gli immancabili gracchi alpini e riempiendo gli occhi e il cuore di meraviglia.
LA VIA FERRATA EST DEL CATINACCIO D’ANTERMOIA E IL PASSO D’ANTERMOIA
Quando giunge il triste momento di tornare a valle, due sono le possibilità:
- percorrere a ritroso il medesimo percorso dell’andata, ovvero la Via Ferrata Ovest;
- percorrere la Via Ferrata Est, compiendo una sorta di percorso ad anello.
Io ho optato per la seconda opzione, e proprio di questa vi narrerò ora. Seguitemi molto attentamente.
La prima cosa da fare è allontanarsi dalla croce di vetta, proseguendo sempre sulla crestina sommitale del Catinaccio d’Antermoia. Non dovrete arrivare al termine di quest’ultima (dove c’è una sorta di piccolo piazzale senza sbocchi), ma poco prima, alla vostra sinistra, troverete l’attacco della ferrata est.
Purtroppo non è ben segnalata, ma non c’è proprio nessun dubbio: dovrete scendere da qui, seguendo sempre il cavo metallico. Il contesto e la difficoltà è molto simile alla via ferrata ovest: tratti attrezzati, spesso ripidi ma sempre ricchi di appigli, si alternano a tratti di sentiero più comodo, e in questa sorta di danza dolomitica si perde quota assai rapidamente.
Il percorso inizialmente punta verso ovest, dandovi l’impressione (amplificata anche dall’assenza di segnali) di stare andando dalla parte sbagliata. Non preoccupatevi e continuate a scendere, affrontando con tranquillità i vari salti rocciosi e anche i punti attrezzati con scalette e staffe.
Ad un certo punto, il sentiero piegherà nuovamente verso destra, e anche se vi sembrerà ormai terminata, non toglietevi l’imbragatura fino a che non arriverete alla targa metallica rossa che segnala la fine (o l’inizio) della via ferrata.
Arrivati/e a questo punto, seguite la traccia di sentiero in salita sul ghiaione ai piedi del massiccio. Su di esso, non senza un po’ di affanno, aggirerete gli ultimi contrafforti rocciosi del Catinaccio d’Antermoia fino ad approdare al Passo di Antermoia, a quota 2.770 metri.

Ora la retta via è chiara: dovrete puntare nuovamente alla bella valle del Vajolet, in particolare al noto rifugio Passo Principe, che non vede l’ora di omaggiare la vostra impresa con un bel caffè o dolce energetico.
Per la birretta o la grappina di festeggiamento, invece, aspettate un attimo.
- tempistiche: 1 ora e 15/ 1 ora e 30 dalla vetta.
IL RIENTRO E LE MERITATE TAPPE LUNGO I RIFUGI
La parte affannosa e complicata del trekking è ufficialmente terminata, quindi potete tirare un bel sospiro di sollievo. Ora vi attende il lungo percorso di rientro, ripercorrendo i passi dell’andata nel meraviglioso cuore del Catinaccio.

Potrete finalmente prendervela con tutta calma, assaporando ogni passo e ogni singolo dettaglio dell’ambiente strepitoso che vi circonda. Ma, soprattutto, potrete dedicarvi a cuor leggero a quella meravigliosa ed eno-gastronomica attività che io chiamo andar per rifugi: fare una tappa ad ogni rifugio presente sul percorso, e mangiare o bere qualcosa.
In questo itinerario ce ne sono davvero tanti, per cui potrete anche solo selezionarne alcuni. Ecco cosa ho fatto io:
- un bel caffè energetico e una cioccolata al rifugio Passo Principe, per riprendermi dalle due vie ferrate e dalla vetta;
- una panna cotta fresca ai frutti di bosco presso il rifugio Preuss;

- un ricco Hugo di festeggiamento dell’impresa al rifugio Stella Alpina (già in località Gardeccia).
Dopo di che, vi basterà rientrare a Ciampedie e salire sulla funivia, che vi porterà nuovamente a Vigo di Fassa.
INFORMAZIONI PRATICHE
- Il qui descritto trekking alla cima del Catinaccio d’Antermoia è un itinerario lungo e impegnativo, che richiede una buona preparazione e condizione fisica e la giusta attitudine montanara;
- le due vie ferrate che conducono in vetta non sono difficili, ma richiedono comunque familiarità con questo tipo di percorsi e assenza totale di vertigini;
- fondamentale possedere tutto l’equipaggiamento adeguato ad affrontare l’esperienza: un abbigliamento a strati adatto alle temperatura, k-way o giacca impermeabile, scarponcini da trekking in suola scolpita, zaino comodo, kit da ferrata e caschetto;
- anche se ci sono tanti rifugi sulla via in cui trovare viveri, portate con voi una ingente scorta d’acqua e qualche snack energetico;
- controllate bene le condizioni meteo prima di salire sulla vetta.


Valentina, l’autrice di Kilig Travel Blog
Scrivo, fotografo, mangio e racconto storie sul mondo e sulle cose belle. Amo l’autunno, i libri, i piccoli borghi, i tramonti sul mare, la mia gatta Trippy, i tortellini in brodo (sono bolognese, come potrebbe essere altrimenti?), la montagna, il caffè.
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