La Strada delle 52 Gallerie
La settimana scorsa, in compagnia di amici, ho fatto un’escursione assai bella e particolare, in un posto che non avevo mai esplorato prima.
La mia curiosità era alle stelle, la sveglia ha suonato prima dell’alba, il caffè ha fatto il suo dovere, fornendomi l’energia necessaria per salire sulla 500 bianca della mia amica Martina e partire alla volta del Veneto. Di Schio precisamente, cittadina che avevo sempre e solo letto sui cartelli delle uscite autostradali mentre, dalla A22, puntavo verso nord.
Avete mai sentito parlare della Strada delle 52 gallerie?
Io avevo letto qualcosa su una delle riviste Bell’Italia (che mio padre colleziona fedelmente fin dai primi numeri), e ne ero rimasta molto affascinata, ripromettendomi di organizzare, prima o poi, una gita.

Nota anche come Strada della Prima Armata, si tratta di una mulattiera militare costruita sulle rocce del Monte Pasubio durante la Grande Guerra. Un’opera ardita e ingegnosa, scavata nel fianco e nell’interno della montagna, che le truppe italiane, di stanza in questi luoghi, edificarono per avere un accesso protetto e sicuro verso la cima del Pasubio, un percorso nascosto agli occhi della vicinissime truppe austro-ungariche.

Esisteva già una strada, la via degli Scarubbi, che consentiva di raggiungere le alture del monte, ma questa, durante la guerra, era perfettamente sotto il tiro dell’artiglieria nemica appostata sui monti circostanti (Majo, Seluggio, Toraro, Cimone).

La realizzazione dell’innovativo tracciato, iniziata nel febbraio 1917 e portata a termine nel novembre dello stesso anno, fu dunque di strategica importanza: permise la comunicazione e il transito dei rifornimenti dalle retrovie italiane alla prima linea dei combattimenti sul Pasubio, al riparo dal fuoco nemico e in qualunque periodo dell’anno (anche con la neve). L’ideatore del progetto fu il capitano Leopoldo Motti, caduto il 29 settembre 1917, nel pieno dei lavori, a causa dell’esplosione di una mina austriaca sul Dente Italiano.
La strada delle 52 gallerie è insomma un vero e proprio capolavoro ingegneristico, di straordinario interesse paesaggistico e ambientale, oltre che storico.

Ora vi spiego, e vi mostro, perchè.
UN’ESCURSIONE TRA STORIA E NATURA NEL CUORE DELLE PICCOLE DOLOMITI
- Percorso: Strada delle 52 gallerie – Strada degli Scarubbi (è un itinerario ad anello)
- Punto di partenza: Bocchetta Campiglia (1216 metri)
- Punto di arrivo: rifugio Achille Papa (1928 metri)
- Tempo di percorrenza: circa 3 ore (solo andata) – il ritorno ha una durata simile
- Dislivello totale: 784 metri
- Altitudine massima: 2000 metri
- Lunghezza: la strada delle 52 gallerie è lunga 6.3 km (di cui 2.3 in galleria) – la strada degli Scarubbi, al ritorno, è di 10.5 km
- Difficoltà: EE (escursionisti esperti), difficoltà media
Dove eravamo rimasti prima che vi annoiassi con l’excursus storico-didattico precedente?
Ah sì, eravamo approdati di primo mattino a Schio, ridente cittadina che soddisfa pienamente la necessità, soprattutto per chi giunge dalla pianura, di avere le montagne a portata di mano.
Un secondo caffè è d’obbligo, dopo di che si imbocca la SP 46 del Pasubio, che inizia a salire passando per Valli del Pasubio. Si prosegue fino a Ponte Verde, ma prima del ponte si gira a destra, in direzione Passo Xomo (1058 m). Qui, all’altezza dell’omonimo rifugio, si svolta a sinistra lungo la strada che porta a Bocchetta Campiglia (1216 m), dove c’è il parcheggio (a pagamento, 6 euro per l’intera giornata).
Ecco il punto di partenza della nostra escursione.
DA BOCCHETTA CAMPIGLIA VERSO IL 1917
L’inizio del percorso è solenne: un moderno portale ricco di fotografie in bianco e nero e di racconti ci accoglie e ci indirizza verso l’antica mulattiera, che corrisponde al sentiero CAI 366.
Dopo pochi tornanti, si arriva all’imbocco della prima galleria, costruito, come già detto, nel 1917.

Districandosi tra arditi pinnacoli e sensazionali dirupi rocciosi, il sentiero, in questo primo tratto, ha trovato spazio nel settore della Bella Laita, una lunga cresta rocciosa composta da pareti a strapiombo, guglie e profondi canaloni. L’escursionista ha quindi modo di apprezzare fin da subito l’abilità e l’ingegno di coloro che hanno progettato ed edificato questa via, e ha l’opportunità di mettersi subito alla prova: si sale rapidamente ed in modo costantemente, entrando e uscendo continuamente dalle prime venti gallerie.

Questi tunnel, così come i successivi, sono contrassegnati da un numero progressivo, e possono essere brevissimi o più lunghi; è molto importante avere con sé la lampada frontale o una torcia, e prestare attenzione a dove si mettono i piedi (le persone alte, come me, rischiano continuamente di tirare delle craniate contro le rocce, quindi occhio!).
La struttura di alcune gallerie, come l’8°, la 16°, la 17° e la 18°, è stata progettata in modo da offrire anche spazi di appostamento per l’artiglieria di difesa, che dalle aperture e dai tratti a mezza costa poteva tenere sotto tiro le armate nemiche di stanza sulle vette circostanti.

La 19° galleria, nota come la Gran Galleria, è la più lunga: misura 320 metri, presenta diverse “finestre” e sembra non finire mai. La successiva, la numero 20, è invece una gigantesca spirale, che si avvita ben quattro volte su se stessa all’interno di un torrione roccioso.

Dopo codesta galleria, il sentiero si snoda per circa 150 metri sotto il crinale della Bella Laita e raggiunge l’impluvio della Val Camossara, poco al di sotto della selletta Cuaro. Il paesaggio intorno è a dir poco incantevole, e l’atmosfera che si respira è quella austera, selvaggia e sublime propria delle zone dolomitiche.



Con la 30° galleria, che gira anch’essa a spirale dentro un torrione di roccia, la strada prosegue allo scoperto per un tratto di più di 300 metri, girando la testata della Val Camossara ed entrando nell’enorme apertura che separa la Bella Laita dal Monte Forni Alti.
GALLERIE E MERAVIGLIA
Siamo circa a metà percorso, in una delle zone più suggestive dell’escursione. L’assetto della strada lascia a bocca aperta, i panorami sono meraviglia allo stato puro e si è spesso e volentieri immersi nelle nuvole (come avrete notato dalle foto). Per la successiva decina di gallerie, la mulattiera aggira il Monte Forni Alti giungendo presso la testa della Val Fontana d’Oro (1875 m), proprio sotto l’omonimo passo.

Il punto più alto del percorso si tocca subito fuori dalla 47° galleria: siamo a 2000 metri, e al nostro cospetto vi è una veduta composta dal Colle Bellavista con l’Ossario della 1° Armata, i monti Cornetto e Baffelan, il gruppo del Carega e la Catena delle Tre Croci, sopra Recoaro. Da qui parte inoltre il contrafforte che separa la Val Canale dalla Val Fontana d’Oro, arrivando poi a fondersi nelle pareti del Soglio Rosso e del Soglio d’Uderle.
Guardiamoci intorno: la zona pullula di stelle alpine! (Da guardare, fotografare ma non raccogliere eh!)



La mulattiera prosegue in piano e, successivamente, in discesa, scorrendo accanto ai resti di grotte e manufatti usati come alloggi per il riposo dei soldati e postazioni per le artiglierie. Costeggia, inoltre, una cengia a picco prima sul Vajo Sud poi sulla strapiombante Val Canale.

L’ARRIVO A PORTE DEL PASUBIO E AL RIFUGIO ACHILLE PAPA
Le ultime due gallerie, la 51° e la 52°, sono in discesa e i loro gradoni di roccia possono essere parecchio scivolosi. Occorre quindi stare attenti, anche perchè non è per niente allettante la prospettiva di farsi male ad un passo dalla meta.
All’uscita dal tunnel, infatti, si entra ufficialmente nel paesaggio di Porte del Pasubio e, di lì a pochi metri, si giunge al cospetto del vivace rifugio Generale Achille Papa.

A pochissima distanza dalle alture principali del Pasubio, e presso il confine che oggi separa il Veneto dal Trentino Alto-Adige, il rifugio è incastonato in uno scenario incantevole, dominato da una natura purissima, dalle nuvole, dai teneri stridii dei gracchi alpini (se non li conoscete, vi consiglio di leggere l’omaggio a loro dedicato), dal profumo di pino mugo e di dolomite.
Mentre ammiriamo tutto questo, possibilmente gustando una delle pietanze del rifugio, dobbiamo però tenere a mente che cosa è successo quassù, in quel feroce lasso di tempo trascorso tra il 1916 e i 1918. I combattimenti della Prima Guerra Mondiale non conobbero tregua, e le Porte del Pasubio divennero un luogo chiave, un nodo fondamentale per accedere più su verso i teatri di scontro principali (il Dente Italiano e il Dente Austriaco in particolare).

Qui sorgeva el Milanin, una cittadella di baracche che fungevano da alloggio per i soldati, da infermeria, da magazzino. Diverse teleferiche, anch’esse tanto ardite quanto la strada delle 52 gallerie, rifornivano continuamente questo sito, un ingegnoso impianto idrico faceva arrivare l’acqua anche nelle trincee più lontane, e un impianto elettrico garantiva l’elettricità e l’illuminazione alle gallerie e alle caverne.
È molto importante quindi dare un’occhiata ai dintorni dell’Achille Papa. Qui comincia infatti quella che oggi è nota come Zona Sacra, che si può esplorare seguendo il sentiero CAI 120. In breve tempo, esso conduce verso alcuni elementi chiave dell’area: l’Arco Romano e il cimitero dei caduti, la Chiesetta di Santa Maria del Pasubio, la Selletta Comando, fino ad arrivare ai celebri Dente Italiano e Dente Austriaco.

Esploriamo, conosciamo, riflettiamo. Ma dosiamo bene le energie e la fatica, poichè ci aspetta ancora il lungo, lunghissimo percorso di ritorno.

IL RITORNO SULLA STRADA DEGLI SCARUBBI
L’escursione classica al rifugio Achille Papa passando per la strada delle 52 gallerie è un percorso ad anello, che al rientro prevede un sentiero diverso dal primo. Ve l’ho già nominato, si tratta della strada degli Scarubbi, corrispondente al sentiero CAI 370.

Anche questa strada fu costruita durante la Prima Guerra Mondiale, ma a differenza di quella delle gallerie, questa era esposta all’artiglieria nemica, e per ragioni di sicurezza poteva essere percorsa solo di notte e a fari spenti.
Si tratta di un bellissimo percorso di circa 10.5 km, che porta giù a Bocchetta Campiglia. Tanto bella dal punto di vista paesaggistico e panoramico, quanto infinita, la strada degli Scarubbi presenta diversi tagli che, con particolare accortezza, si possono seguire per accorciare un pochino la lunghezza.

INFORMAZIONI PRATICHE
- Il periodo migliore per effettuare questa escursione va da giugno ad ottobre
- Il percorso è adatto a chi ha già un po’ di esperienza di sentieri e di montagna. La difficoltà è media, ma comunque è contrassegnata come EE (escursionisti esperti), ed è impegnativa soprattutto per il dislivello e per alcuni tratti, seppur brevi, un po’ esposti
- tassativo indossare scarponcini da montagna
- tassativo portare con se una torcia, poichè le gallerie non sono illuminate e alcune sono davvero buie
- non c’è acqua durante il percorso, quindi portate con voi almeno un litro e mezzo d’acqua a testa, e alcuni snack
Se ti è piaciuto questo articolo, e la Strada delle 52 Gallerie, ti consiglio di dare un’occhiata anche all’escursione alle Gallerie del Lagazuoi!

Valentina, l’autrice di Kilig Travel Blog
Scrivo, fotografo, mangio e racconto storie sul mondo e sulle cose belle. Amo l’autunno, i libri, i piccoli borghi, i tramonti sul mare, la mia gatta Trippy, i tortellini in brodo (sono bolognese, come potrebbe essere altrimenti?), il basilico, il caffè.
16 commenti
Viaggi da Fotografare · 5 Novembre 2019 alle 14:12
Ma quanto è bello questo percorso? Non ne conoscevo minimamente l’esistenza, immagino la tua emozione nel percorrerlo, visti gli eventi storici che lo hanno fatto costruire. Grazie per lo spunto
Valentina · 8 Novembre 2019 alle 13:36
Grazie a te per il commento! 🙂 Si tratta di un bellissimo percorso, unico nel suo genere!
Silvia · 20 Settembre 2019 alle 21:12
Che paesaggi spettacolari che hai visto ! Non conoscevo tutti questi posti, davvero un articolo interessante !
Valentina · 11 Ottobre 2019 alle 9:20
Grazie mille Silvia! Mi fa molto piacere!!
Valentina · 16 Settembre 2019 alle 22:51
Non conoscevo la strada delle 52 gallerie ma sembra davvero una bellissima escursione! Non sono un’escursionista esperta però, forse non è adatta a me 😂
Alessandra · 16 Settembre 2019 alle 13:26
Ho letto con grande interesse il tuo post perché mi piacerebbe molto fare un giorno questa escursione. Non mi preoccupano tanto i tratti esposti, quanto il dislivello. Dev’essere stata veramente una bella esperienza. Grazie!
Valentina · 16 Settembre 2019 alle 21:03
Grazie a te Alessandra! Il dislivello è parecchio, tuttavia non si fa troppo sentire essendoci vari tratti che salgono all’interno delle gallerie. Basta essere un minimo allenati e andare con calma, godendosi i magnifici panorami! 🙂
Giovy Malfiori · 16 Settembre 2019 alle 6:41
Io sono nata e cresciuta lì vicino e le Gallerie erano una delle mie mete preferite in montagna. Io solitamente salivo dalle gallerie e tornavo dalla Strada degli Eroi.
Claudiaia · 14 Settembre 2019 alle 15:52
Molto interessante questo percorso di cui non avevo mai sentito parlare, non solo per il trekking in se quanto per la storia che si può rivivere sul sentiero. Andrò sicuramente a Schio per percorrere la strada delle 52 gallerie! Grazie mille per la dritta!
Valentina · 16 Settembre 2019 alle 23:38
Grazie mille a te! 🙂 In effetti è un percorso che bisognerebbe fare, almeno una volta nella vita (io, in realtà, ho già voglia di rifarlo!).
Cassandra · 30 Agosto 2019 alle 11:49
Semplicemente meraviglioso! Mi hai messo una voglia matta di andarci e percorrerlo tutto. Posti meravigliosi!
Valentina · 30 Agosto 2019 alle 10:57
Che bell’articolo Valentina, complimenti davvero!!! Una mia cara amica di Vicenza l’estate scorsa ha fatto questo percorso e me ne ha parlato molto bene!! Vorrei tanto farlo anche io, ora vedo di organizzarmi per bene e di intraprenderlo casomai a cavallo tra settembre e ottobre 🙂 Grazie per tutti questi consigli molto utili!
francesca · 30 Agosto 2019 alle 10:39
No la conoscevo, mi sono accorda della sua esistenza grazie alle tue foto su Instagram. è una scoperta molto bella, spero di poterci andare prima o poi!
Simona · 30 Agosto 2019 alle 10:15
Non sapevo affatto esistesse la strada delle 52 gallerie. Stupenda sia a livello paesaggistico che storico. Sembra abbastanza fattibile, dico abbastanza perché secondo me ci vuole comunque molta attenzione e magari anche un po’ di allenamento. LA strada del ritorno io la farei volentieri con qualcuno che mi sapesse indicare le scorcitoie, dopo tutto quel cammino sarebbe ottimale!
Arianna Lenzi · 29 Agosto 2019 alle 10:52
che emozione Vale, bellissimo articolo. E che emozione vedere le stelle alpine, è anni che non ne avvisto una. Sei sempre bravissima, e ti abbraccio forte!
Valentina · 3 Settembre 2019 alle 20:08
Ari!! <3 Che cara che sei, come sempre!! Ti abbraccio fortissimo anche io, e ti dedico le foto alle stelle alpine, in attesa di rivederti! 🙂