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Ricordi e definizioni di felicità

Eravamo seduti al sole, sul legno grezzo di uno dei tavoli del rifugio I Tablà, presso l’altopiano erboso che si inserisce nell’Alta Badia proprio al confine fra Trentino Alto-Adige e Veneto.

Eravamo in cinque: io, i miei genitori, mio fratello e il fidanzato romagnolo, tutti in trepidante attesa dei golosi piatti appena ordinati.

Io ero molto felice, sì, e lo ero per davvero.

un mezzogiorno settembrino di montagna: particolari del rifugio i tablà

Felice di quella felicità semplice e innocente, di matrice prettamente infantile che, però, è il sentimento più potente e prezioso che conosca. Un tipo di emozione che non capita poi così spesso, che non è invadente, rumoroso e ingombro, che non si insinua nelle nostre vene sotto forma di adrenalina.

È più come un’onda dolce e silenziosa che, disegnando solchi sulla sabbia dorata del tramonto, si insinua tra i granelli con un lieve suono frastagliato, simile al rumore del vento dentro le spighe di grano maturo a inizio estate.

E proprio come questo suono, tra i miei preferiti al mondo, tale felicità ti coglie mentre le passi accanto e ti accorgi di lei.

Un senso di perfezione, di completezza ti pervade, come se in quel momento tutto fosse semplicemente perfetto e non necessitasse di nient’altro.

Un mezzogiorno settembrino di montagna

Ecco, dicevo, in quel soleggiato mezzogiorno settembrino di montagna, io ero felice proprio in questo modo: respiravo l’aria limpida e profumata di erbe selvatiche dei 2.000 metri, ero in compagnia dei pilastri fondamentali della mia vita, guardavo la cima del Piz Boè fare capolino dietro una collina di erba lucente appena velata da una sfumatura aranciata di inizio autunno, e la croce in vetta al Sassongher, che avrei conquistato il giorno seguente anche se ancora non lo sapevo.

Nell’aria riecheggiavano le allegre melodie di canzoni tirolesi, perfettamente in linea con l’abito tradizionale della proprietaria del rifugio che piroettava tra i tavoli elargendo taglieri di speck e formaggio, gnocchi di polenta, canederli, Kaiserschmarren.

Impossibile dare spazio a pensieri ingombranti e tristi, in quel momento. Impossibile non sorridere e non ordinare un’altra bottiglia di Santa Maddalena, brindando alle vicinissime Dolomiti.

un mezzogiorno settembrino di montagna: la vetta del sassongher da dietro colline di prati

Impossibile non farsi piacere il rafano, immancabile ingrediente di ogni tagliere di salumi tirolesi che si rispetti, e storico oggetto di sdegno da parte dei viaggiatori non avvezzi al suo sapore forte e decisamente acre.

Dicono che faccia molto bene alla salute, che rinforzi il sistema immunitario e renda più sani e forti, così l’ho spalmato generosamente sulle fette di pane integrale e sullo speck.

La simpatica proprietaria del rifugio, una signora bionda e sorridente, mi ha confermato le magiche proprietà di questa pianta erbacea dalla preziosa radice. Visibilmente soddisfatta dal nostro interesse, ci ha raccontato che è molto importante farla benedire e portarle rispetto, in quanto essa è in grado di tenere lontani i serpenti, o di scacciarli, se presenti.

Bene, ho pensato, ora so cosa devo fare qualora incappassi in esseri striscianti e sibilanti. Mangiare rafano, berci dietro del vino per ammazzare il sapore pungente, e sorridere alla vita.

Come sorridere alla vita

Dopo il caffè, la gioviale proprietaria si è palesata con un enorme scatola a forma di libro tra le braccia, e uno sguardo furbo.

“Sapete cosa è questo?” – ha domandato con quel particolarissimo accento ladino e tedesco, posando il libro sul tavolo con un piccolo tonfo.

“Il conto?” – abbiamo subito risposto in coro.

La signora ha riso di gusto, e ha fatto cenno di no con la testa.

“È il libro delle recensioni. Qui facciamo tutto con amore e dedizione, vogliamo che i nostri clienti siano felici e che possano cogliere un attimo di serenità perfetto, alla maniera ladina. Per cui, se vi è piaciuto il pranzo, apritelo e lasciateci un piccolo commento”.

Senza esitazione l’ho preso in mano e l’ho scoperchiato, cercando una penna. No, non era il libro delle recensioni. Conteneva altro, una cosa bellissima che ha chiuso in bellezza il nostro pranzo.

Liquore al pino mugo locale (non la grappa!), in bottiglietta di vetro corredata da cinque bicchierini.

Un nettare a dir poco delizioso, profumato, che è scivolato giù in un baleno mentre silenziosamente ci eravamo voltati verso le montagne circostanti, in un omaggio a quella piccola porzione di mondo capace di donare tanto.

un mezzogiorno settembrino di montagna: foglie di albero con bacche rosse

“Sapete qual è il momento che più preferisco?” – ha continuato la signora, assorta come noi ad osservare la bellezza della natura.

“Quando inizia la stagione estiva e, dal mio paese, salgo quassù per la prima volta. Percorro il sentiero che conduce al rifugio, mi guardo intorno e vedo tantissimi fiori, di ogni colore e forma, che invadono i prati lucenti ancora bagnati dagli ultimi sprazzi di neve che si scioglie. Respiro l’aria buona, guardo le montagne e penso che non mi serve nient’altro. Certo, questo lavoro non è per tutti, lo puoi fare solo se hai passione. In certi momenti è molto difficile ma, quando sono stanca, penso alla mia passeggiata e mi fermo a guardare il panorama intorno a me. E tutto è assolutamente perfetto.”

Come catturare attimi di eternità

Io la penso proprio come te, gentile signora bionda.

Il tuo amore per questo luogo mi ha catturato, è entrato dentro di me a rinforzare ancora di più la felicità di quel bellissimo e spensierato momento di montagna, cibo e famiglia, mi ha fatto capire l’importanza di certe cose.

Tu hai trovato la tua dimensione, il tuo spazio, la tua felicità. Io la sto ancora cercando, il mio cammino è ancora lungo, ma credo che sarà molto simile alla tua, a questo senso di bellezza e completezza contenuto nelle poche frasi che ci siamo scambiati.

Finito il pranzo, ho salutato i miei familiari che dovevano tornare a casa, in pianura. Loro hanno preso il sentiero verso la funivia, io e la mia dolce metà, invece, abbiamo piegato verso il cuore del Pralongià, per perderci ancora, mano nella mano, in questo angolo di paradiso.

E mentre camminavamo silenziosi, ognuno consapevole a modo suo di aver appena catturato un attimo fuggente di eternità, ho pensato che anche io, come la signora del rifugio, ero davvero fortunata. Ho saputo cogliere il bello dalle cose quotidiane, ho saputo vedere e apprezzare ogni più piccolo dettaglio.

Il premio è stato un cuore gonfio di felicità preziosa.

E per quel giorno, di serpenti, non se ne sono visti.

un mezzogiorno settembrino di montagna: valentina in relax ai prati del pralongià

Puoi trovare maggiori dettagli sul rifugio protagonista di questa storia nella mia lista di posticini imperdibili in Alta Badia!


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13 commenti

VitadiErre · 3 Ottobre 2018 alle 22:21

Raccontare, come hai fatto tu, il vissuto di questa giornata e soprattutto dare il giusto valore alle cose, in primis alla felicità e descriverla cosi bene ti fa onore! Un saluto!

    Valentina · 4 Ottobre 2018 alle 14:51

    Sono parole come queste che mi rendono davvero felice e piena di energie per continuare a scrivere, grazie mille di cuore per il bellissimo commento!

Esther · 30 Settembre 2018 alle 11:38

Ciao Valentina non so perchè ma leggendo questa tua esperienza mi hai colpito di più come sei riuscita a raccontare la felicità che capire dove eri. Mi hai trasmesso una bella sensazione e la voglia di risentirmi felice. Hai ragione è un sentimento silenzioso che ti prende all’improvviso e ti fa sentire bene. Peccato che dura così poco!

    Valentina · 1 Ottobre 2018 alle 14:21

    Grazie mille Esther per queste tue bellissime parole! Non c’è cosa più bella che sapere di aver trasmesso qualcosa ai miei lettori, per cui ne sono davvero felice! 🙂

Susanna Albini · 26 Settembre 2018 alle 14:26

Leggendo il post ho assaporato anch’io la felicità, proprio nella natura e nella semplicità delle cose si riesce a coglierla nella sua essenza, secondo me.

    Valentina · 26 Settembre 2018 alle 19:14

    Grazie mille Susanna! Hai proprio ragione 🙂

Cristina · 25 Settembre 2018 alle 20:45

Adoro l’alta badia ed il tuo racconto me l’ha fatta rivivere con gli odori ed i sapori delle montagne!

    Valentina · 26 Settembre 2018 alle 19:15

    Grazie mille Cristina! Ne sono davvero felice! 🙂

elisascuto · 23 Settembre 2018 alle 14:42

Col racconto della tua esperienza sei riuscita a trasmettere la bellezza dell’Alta Badia, fatta anche della passione e dell’amore delle persone che ci vivono e lavorano! Ho provato la tua stessa felicità qui, più volte, ma tu l’hai espressa con parole uniche!

panannablogdiviaggi · 21 Settembre 2018 alle 15:26

In viaggio vivo spesso questi momenti di pura felicità, è più difficile ricrearli in città, ma ci si prova! Siete capitati proprio in un bel posto accogliente, me lo segno!

Lucy the Wombat · 21 Settembre 2018 alle 12:38

😍

Lucy the Wombat · 20 Settembre 2018 alle 15:48

La tua descrizione della felicità è una cosa pazzesca. Semplicemente perfetta. ❤️

    Valentina · 21 Settembre 2018 alle 12:20

    E se me lo dici tu Lucy, ne sono onorata! Grazie! <3

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