UN SOGNO REALIZZATO
Il ricordo è ancora estremamente vivido in me: io, il nonno e mio fratello sul bidoncino che, dal passo Fedaia, portava su al Pian dei Fiacconi, poco sotto l’inizio del ghiacciaio di Sua Maestà la Marmolada.
Rimasi incantata da quel regno di Dolomite, silenzio, neve e ghiaccio, e l’inconfondibile profilo della Regina dolomitica si stampò per sempre nei miei occhi e nel mio cuore di bambina.
Insieme al desiderio di conquistare, prima o poi, la sua cima più elevata, Punta Penia (3.343 metri di quota).

Ho conservato intatto questo sogno per 25 anni. E finalmente, il 1 settembre 2021 l’ho realizzato!

Sappiate che mi stanno tremando le mani mentre scrivo queste parole; mai ho provato emozione più potente nel conquistare una vetta!
Ora però mi auto-controllo, metto su il caffè, e vi racconto per bene tutto!
LA REGINA DELLE DOLOMITI
Per chi non lo sapesse, la Marmolada è semplicemente la montagna più alta di tutte le Dolomiti.

La magnificenza del suo versante nord, caratterizzato dall’iconico ghiacciaio, contrasta con la verticalità e l’imponenza della parete sud, nota anche come Parete d’Argento.
Essendo un vasto massiccio, collocato proprio al confine fra la provincia di Trento e quella di Belluno, la sua lunga cresta presenta numerose elevazioni: volgendo lo sguardo da ovest a est troviamo il Gran Vernel (3.205 m), il Piccolo Vernèl (3.098 m), Punta Penia (3.343 m), Punta Rocca (3.309 m), la Marmolada d’Ombretta (3.230 m), la Marmolada di Serauta con il Monte Serauta (3.069 m), il Piz Serauta (3.035 m).
Noterete che tutte queste vette raggiungono altezze importanti, ma ve ne è una che supera tutte le altre: Punta Penia!
Ed è proprio lei la protagonista dell’adrenalinica avventura che state leggendo.
IN CIMA ALLA MARMOLADA, LA REGINA DELLE DOLOMITI: SU PUNTA PENIA TRAMITE LA VIA FERRATA DELLA CRESTA OVEST
Per mettere la propria bandierina sui 3.343 metri di Punta Penia, vi sono due papabili opzioni: la via normale, che procede sul versante settentrionale e transita per il ghiacciaio, oppure la via ferrata della Cresta-Ovest, collocata proprio su questa porzione della Regina dolomitica.
Entrambe queste possibilità sono assai impegnative: richiedono un ottimo allenamento, taaanta resistenza (fisica ma anche mentale), l’assenza assoluta di vertigini, dimestichezza con le vie ferrate e l’ambiente alpinistico, un’adeguatissima attrezzatura tecnica (che vi elenco a fine articolo).
Io e i miei compagni d’avventura (fratello e fidanzato romagnolo), ci siamo affidati a Francesco Fazzi, esperta guida alpina del Gruppo Guide Val di Zoldo. L’intento iniziale era quello di salire dalla via ferrata e scendere dalla via normale sul ghiacciaio, ma durante l’escursione la guida ha ritenuto più sicuro e prudente salire e scendere dalla ferrata: se, da un lato, siamo stati fortunatissimi con il meteo (non si è vista una nuvola!), dall’altro le condizioni del ghiacciaio non erano ottimali.
Veniamo ora a qualche dato pratico, così cominciate a farvi un’idea dell’entità della cosa.
DATI TECNICI
- Punto di partenza: Passo Fedaia (2.057 metri), parcheggio accanto al rifugio Cima Undici
- Punto di arrivo: Punta Penia (3.343 metri), in cima alla Marmolada
- Itinerario: rifugio Cima Undici – Pian dei Fiacconi (non occorre raggiungere il rifugio, si svolta prima a destra) – ghiacciaio del Vernel – Forcella Marmolada – via Ferrata Cresta Ovest – nevaio sommitale – Punta Penia
- Dislivello positivo totale: 1.350 metri
- Dislivello via ferrata: 450 metri
- Segnaletica: segnavia CAI 606, bolli rossi, omini in pietra, cavo metallico, tracce sui nevai e ghiacciai
- Tempo di percorrenza: difficile stabilirlo con certezza, dipende molto dalla preparazione fisica e dalle condizioni climatiche. Se siete già avvezzi/e alle vie ferrate in contesto alpino, direi sulle 5-6 ore complessive (soste escluse), che possono diventare tranquillamente 12 se si è in più di due e se è la prima volta che si indossano i ramponi e si percorre una via ferrata ricoperta di verglass
- Difficoltà: EEA (Escursionisti Esperti con Attrezzatura)
- Rifugi: rifugio Cima Undici (alla partenza) – rifugio Capanna Penia in cima

PUNTO DI PARTENZA E INIZIO DEL PERCORSO (SIETE ANCORA IN TEMPO A SCAPPARE!)
Il punto di partenza del presente itinerario per la cima della Marmolada è il Passo Fedaia (2.057 m), valico alpino che mette in comunicazione la Val di Fassa e l’Agordino, proprio ai piedi del versante nord di Sua Maestà. I tratti caratteristici di questa zona, oltre alla regale presenza della Regina, sono il bel lago artificiale Fedaia (utilizzato per la produzione di energia elettrica) e la sua diga.
Sfruttate la strada presso quest’ultima per raggiungere il rifugio Cima Undici, il cui parcheggio è l’inizio ufficiale dell’escursione. Le ragioni di questa scelta sono due: il sentiero, che parte proprio a ridosso del parcheggio, e la presenza del rifugio stesso, ideale per un caffè super energetico, aperto già di primissimo mattino.
E quando dico primissimo mattino, intendo le ore 7. Questo è stato l’orario di ritrovo con la nostra guida, e alla luce della lunghezza del giro potrei anche suggerire le 6/6.30.
Una volta pronti/e, fate un bel respiro e imboccate il sentiero CAI 606. Non c’è scampo, si parte subito in salita in un contesto di pino mugo e grosse rocce bianche rivelanti la natura glaciale della Marmolada.
Fino a qualche anno fa, avreste potuto risparmiarvi l’oretta di salita che vi attende: proprio sulla vostra testa, in partenza dal Passo Fedaia, transitava la storica “cestovia” della Marmolada (i bidoncini di cui vi ho accennato all’inizio dell’articolo) che approdava al Pian dei Fiacconi (2.626 m) facendo risparmiare agli avventurieri di Punta Penia quasi 600 metri di dislivello.
Una (semi) buona notizia, tuttavia, c’è: non dovrete raggiungere ciò che rimane del povero rifugio Pian dei Fiacconi. Una volta al bivio, occorre seguire le indicazioni per la Forcella Marmolada, puntando a ovest verso il Gran Vernel.
Il sentiero si tramuta ora in un lungo saliscendi, per superare costoni rocciosi, rocce montonate e dossi dalla tipica impronta glaciale.
VERSO IL GRAN VERNEL E IL SUO GHIACCIAIO
A parte un po’ di affanno mattutino, questo primo tratto alle pendici della Marmolada non presenta difficoltà.
Si continua sempre seguendo gli ometti in pietra e le tracce di vernice, fino ad approdare nella detritica valletta posta fra la Marmolada propriamente detta e il Vernel. Qui potreste incontrare qualche piccolo nevaio, superabile (almeno nel mio caso) senza difficoltà.
Salite ancora in tale contesto, fino ad approdare alla base del ghiacciaio del Vernel; a seconda del momento, e delle condizioni climatiche e ambientali, potreste trovarlo in buone o meno buone condizioni. Io l’ho affrontato a inizio settembre, e ramponi e piccozza sono stati necessari.
Qui, la nostra guida ci ha legato con la corda, e ci ha illustrato la tecnica per procedere sul ghiaccio.

Una volta approdati sui solidi roccioni post ghiacciaio potrete togliere i ramponi e mettere via la piccozza, ma non toglietevi imbragatura, caschetto e corda: la fune metallica sopra le vostre teste, sul fianco orientale del Piccolo Vernel, vi dice chiaramente che è tempo di via ferrata!

In breve tempo, raggiungerete la sella posta fra il Piccolo Vernel e Punta Penia, ovvero la Forcella Marmolada (2.896 metri). Qui approdano anche coloro che giungono dalla Val Contrin, altra possibile via di avvicinamento per Punta Penia dalla Val di Fassa.
LA FERRATA DELLA CRESTA OVEST
La Forcella Marmolada segnala l’inizio ufficiale della cresta ovest del massiccio. Presso l’attacco della ferrata, una vecchia baracca scavata nella roccia testimonia che, come tante altre montagne circostanti, anche la Regina delle Dolomiti è stata zona bellica all’epoca della Grande Guerra.
La Ferrata della Cresta Ovest esiste dal 1903, ed è nientepopodimeno che la via ferrata più antica delle Dolomiti.
Fu tracciata da Vincenzo Fersuoch (guida alpina originaria di Sottoguda) che volle ideare un percorso alternativo e più sicuro rispetto alla progressione su ghiacciaio, per raggiungere Punta Penia.
Proprio come ci suggerisce il suo nome, questa via si snoda sulla cresta occidentale della Marmolada, e su alcuni tratti di parete nord. Non presenta grosse difficoltà tecniche, anche nei tratti più difficili dispone sempre di buoni appigli e variegati supporti metallici (staffe, scalette, pioli, peculiari strutture). Tuttavia, il contesto in cui si colloca è estremamente impegnativo: si arriva al suo attacco dopo aver attraversato un ghiacciaio e dopo almeno due ore di faticosa ascesa, e l’ambiente è puramente alpino, soggetto a tutte le possibili condizioni climatiche.

Dalla forcella, il gioco comincia a farsi tosto: si parte affrontando una serie di cambre metalliche, che consentono di risalire una bella placca inclinata. Esse terminano su uno spazio a fondo detritico, dove una traccia di sentiero conduce verso un lungo costone roccioso, lasciando il Piccolo e il Grande Vernel alle vostre spalle.
Una nuova serie di gradini metallici aiuta a superare il tratto di roccia più levigato, conducendovi, in seguito, a transitare accanto ad un’altra antica fortificazione bellica.
In breve tempo, la ferrata vi porterà sul ripido versante settentrionale, in cui dovrete superare una placca abbastanza liscia aiutandovi con i pioli in loco. Approderete alla base di un diedro un po’ ansioso, che dovrete affrontare salendo in verticale mediante una curiosa griglia metallica fatta a mo’ di scala, e con degli altri pioli meno simpatici dei precedenti.
Altre cambre metalliche, altra uscita su più comode roccette, altro piano inclinato in cui si utilizza il cavo come corrimano. Tutto ciò seguito, nuovamente, da una successiva lunga serie di pioli, una cengia rocciosa, e una lunghissima serie di staffe metalliche.

Si procede ancora così, alternando tratti su placche inclinate (in cui dovrete sempre assicurarvi al cavo per evitare scivolate sulla loro pendenza), cenge detritiche, griglie e cambre metalliche, brevi passaggi su facili roccette, guadagnando preziosissimi metri sui piani inclinati del versante nord.
Un punto, in particolare, potrebbe rivelarsi insidioso se la ferrata è ghiacciata: dovrete infatti affrontare un tratto verticale sfruttando una fenditura tra le rocce con l’ausilio di alcuni pioli, la cui posizione richiede un po’ di creatività nell’appoggio di mani e piedi (e anche un buon uso delle braccia).
Gli ultimi tratti di ferrata si sviluppano nuovamente sul filo di cresta, superando semplici salti rocciosi.
La cima comincia ad essere molto vicina, e bisogna fare un ultimo sforzo procedendo su quello che si rivela ora come un sentiero di cresta attrezzato che punta il vicino nevaio sommitale della Marmolada.
IL NEVAIO SOMMITALE
Ormai è fatta, il punto in cui la via ferrata della cresta ovest lascia spazio al nevaio è vicinissimo.

Esso varia ogni anno a seconda delle caratteristiche dell’ambiente circostante: se il nevaio è in buone condizioni, si può raggiungere la vicina Punta Penia direttamente da esso, altrimenti si prosegue lungo le rocce di cresta che, sebbene non più attrezzate, dispongono di ometti che vi guideranno nell’ascesa.
Noi abbiamo percorso il nevaio, seguendo la sottile traccia sulla neve. Qui c’è ancora qualche metro di dislivello da percorrere, e il fiato, dato che siamo già oltre i 3.000 metri di quota, si fa più corto.
Ma l’emozione, l’adrenalina, i battiti del cuore aumentano, spazzando via ogni fatica e ogni pensiero. I raggi del sole, il silenzio ancestrale, ogni singola vetta dolomitica sono una specie di inenarrabile sogno.
Sogno che, tuttavia, si sta tramutando in realtà.
Soprattutto appena avvisterete la croce di vetta.
IN CIMA A PUNTA PENIA, LA VETTA PIÙ ALTA DELLA MARMOLADA
Non ve lo nascondo, gli ultimi metri verso la croce li ho percorsi con le lacrime agli occhi.
Sapere di avercela fatta, di essere approdata in uno dei posti a cui mi sentivo da sempre indissolubilmente legata… Non ci sono parole per trasmettervi cosa ho provato.
Sono arrivata al cospetto della croce, l’ho abbracciata ridendo, ho chiuso gli occhi, li ho riaperti: era tutto vero!

Ero sul Tetto del Mondo, il più alto delle mie amate Dolomiti! Ho visto tutti i noti profili delle mie montagne di sempre dall’alto: Gruppo del Sella con il Piz Boè (come sembrava piccola la sua piramide da lassù!), il Sassolungo, i Denti di Terrarossa, il Catinaccio, l’Alpe di Siusi, il Monte Civetta, il Pelmo, l’Antelao (il Re delle Dolomiti), il Sorapiss, il Monte Cristallo, le Tofane, il La Varella e il Conturines, il Sasso di Santa Croce, il Sas de Putia, il Sassongher, il Puez, le Odle, il Gruppo del Cir… .

Proprio quel giorno, il gestore della Capanna Penia (il rifugio che sorge a pochissimi metri dalla croce) Carlo Budel, aveva dichiarato in un’intervista sulla RAI che quello è stato uno dei giorni in assoluto più belli dell’estate.

Prendetevi il giusto tempo per godervi l’emozione di stare quassù: mangiate qualcosa, riempite i vostri occhi di tutto l’incanto che si staglia sotto e intorno a voi, ordinate un caffè, una birra, una bella fetta di torta alla Capanna Penia, respirate, interagite con gli immancabili gracchi alpini…
Vivete al massimo ogni secondo, quando vi ricapita di essere in vetta alla Regina delle Dolomiti?!
DUE OPZIONI PER LA DISCESA
Purtroppo, e inesorabilmente, arriva sempre troppo presto il momento di rimettersi in marcia.
Non bisogna assolutamente prendere sottogamba la discesa, che è comunque faticosa, ricca di insidie e richiede il massimo della nostra attenzione.
Per tornare al Passo Fedaia da Punta Penia, le opzioni sono due:
- scendere dal ghiacciaio della Marmolada;
- scendere dalla via ferrata della cresta ovest (lo stesso percorso dell’andata).
Per la prima possibilità, dovrete innanzitutto cominciare la discesa lungo la cresta Schena de Mul, fino a raggiungere la sottostante dorsale rocciosa. Qui vi attende un sentiero attrezzato, con 150 metri di discesa su facili passaggi di I° grado che vi porteranno direttamente sul ghiacciaio sottostante.
Non essendo scesa da qui, non so darvi informazioni più complete, tuttavia questo tratto di percorso potrebbe presentare diverse insidie, specialmente in presenza di neve e ghiaccio. È molto importante assicurarsi al cavo metallico e alla corda, facendo molta attenzione soprattutto al pezzo finale prima del ghiacciaio. La discesa prosegue poi per la traccia nevosa lungo il ghiacciaio stesso, dove occorre armarsi di piccozza e ramponi.
Raggiungerete così il Pian dei Fiacconi, dal quale, seguendo il sentiero 606, farete rientro al parcheggio.
La discesa lungo la medesima via dell’andata richiede comunque passo fermo e mente vigile, soprattutto nei tratti più ripidi e ghiacciati. Non vi nascondo che se non ci fosse stato Francesco (la guida), non credo che me la sarei sentita.
Ma ci sono riuscita, per cui sono qui ad affermare che è fattibile.
INFORMAZIONI PRATICHE
- Come avrete intuito, la conquista di Punta Penia non è per nulla facile, e non è assolutamente raccomandabile a chi ha poca esperienza e confidenza con vie ferrate, ghiaccio, ambienti alpini, lunghi giri in montagna con potenti dislivelli;
- Fondamentale non soffrire di vertigini, ed essere in ottima forma fisica;
- Prima di intraprendere l’escursione, controllate il meteo della giornata, e desistete se dovessero essere in programma perturbazioni (anche solo pomeridiane). Chiedete a qualche esperto locale, in caso di dubbio;
- Portate con voi tanta acqua: dal rifugio Cima Undici al rifugio Capanna Punta Penia scivoleranno via almeno 4/5 ore in selvaggia natura;
- Se non siete già esperti di questo tipo di trekking, affidatevi ad una guida. Io ho optato per Guide Alpine Val di Zoldo, la nostra guida si chiama Francesco Fazzi.
ATTREZZATURA NECESSARIA
Prima di partire, fate un check veloce della vostra attrezzatura, per non dimenticare nulla!
Le cose fondamentali da avere con sé sono:
- zaino tecnico capiente;
- kit da ferrata e caschetto;
- piccozza;
- ramponi;
- bastoncini da trekking richiudibili;
- corde (a noi le ha fornite la guida, così come la piccozza e i ramponi);
- pantaloni lunghi e impermeabili;
- scarponcini da trekking in suola scolpita, meglio se rigidi;
- guanti solidi (per proteggervi sia dal freddo che dal cavo metallico);
- crema e burrocacao solare;
- ampia scorta di acqua e viveri;
- cuffia, scaldacollo, un cambio di abiti;
- giacca anti-vento comoda;



Valentina, l’autrice di Kilig Travel Blog
Scrivo, fotografo, mangio e racconto storie sul mondo e sulle cose belle. Amo l’autunno, i libri, i piccoli borghi, i tramonti sul mare, la mia gatta Trippy, i tortellini in brodo (sono bolognese, come potrebbe essere altrimenti?), la montagna, il caffè.
6 commenti
LaZiaRo · 10 Novembre 2021 alle 18:32
faccio trekking e ogni tanto arrampico, ma le ferrate ancora mi mancano. questa mi pare un po’ impegnativa per iniziare 😀 pero’ il posto è spettacolare. Le Dolomiti sono davvero belle! Me la tengo nel cassetto per il futuro! 😉
Valentina · 11 Febbraio 2022 alle 11:41
Sì, esatto, è meglio partire da ferrate più semplici e in ambienti più bassi prima di affrontare questa! Ma quando sarai pronta ti consiglio assolutamente di farla, è meravigliosa!
Anna Scrigni · 16 Ottobre 2021 alle 14:47
Ogni volta che sono sul Passo Giau, mi affaccio a vedere la Marmolada e penso a quanto vorrei salirci in cima.
Bellissima la tua guida, grazie per l’ispirazione e tutte le informazioni utili.
Valentina · 29 Ottobre 2021 alle 10:28
Grazie a te! 🙂 Ancora faccio fatica a credere di essere stata sulla sua vetta… Mi sembra ancora un sogno!
Franca · 10 Settembre 2021 alle 13:42
Che dire!!!😍😍😍FANTASTICA! Io non ci arriverò mai anche se potrei” giocare in casa”😉, ma farò leggere il tuo articolo alla mia dolce metà che è super appassionato di escursioni e salite sulle cime che noi abbiamo a portata di mano… invidierà la vostra azzurrissima giornata, quando ci è andato lui il tempo non era un gran che…👏👏👏👏BRAVI
Valentina · 13 Settembre 2021 alle 18:39
Grazie di cuore Franca, è sempre bellissimo leggere i tuoi commenti!! Non sai l’emozione di conquistare questa cima.. È stata una giornata speciale, e siamo stati davvero fortunati con il meteo! Un po’ meno con la via ferrata, che era ricoperta di ghiaccino!