Montagna, storia, natura: tre elementi che si intrecciano e si fondono in ogni frammento di roccia e paesaggio intorno alle gallerie del Lagazuoi.
Siamo in un territorio che è stato, ed è tuttora, di confine: se oggi sancisce il passaggio tra Veneto e Trentino-Alto Adige, tra l’Agordino e Cortina d’Ampezzo, non troppo tempo fa si collocava proprio sulla linea di demarcazione fra Regno d’Italia e Impero austriaco. Una posizione assai scomoda e inevitabilmente complessa.
Intorno al Passo Falzarego e al massiccio del Lagazuoi, gli echi della Grande Guerra sono più presenti che mai: li percepiamo in quel rudere di pietra sotto la parete di roccia, nelle antiche trincee oggi foderate di rigogliosa vegetazione, nel cuore della montagna. E per cuore intendo proprio le viscere, la pancia della montagna.
L’escursione alle gallerie del Lagazuoi è un tuffo nel passato, nella storia dei nostri bisnonni e del nostro paese, nella consapevolezza di quanto sia stupido e barbaro deturpare anime, corpi e paesaggi con una guerra.
LE GALLERIE DEL LAGAZUOI
Durante la Prima Guerra Mondiale, quella che oggi è una splendida zona di montagna dolomitica nel Gruppo di Fanis è stata teatro di molteplici combattimenti e scontri tra l’esercito italiano e quello austro-ungarico.
Proprio come il Monte Pasubio, e come molte altre zone montanare di confine, il Lagazuoi si era trasformato in uno strategico e impenetrabile contrafforte di roccia, munito di guglie, torrioni, trincee e basi militari nascosti nelle sue viscere.

Una complessa e intricata rete di gallerie fu disegnata e scavata all’interno della montagna, con lo scopo di nascondere i movimenti agli occhi dei nemici e di “agire nell’ombra” per individuare le postazioni avversarie e farle saltare in aria utilizzando mine e polvere esplosiva. Si edificarono anche trincee e grotte per ospitare i soldati qui di stanza e per immagazzinare provviste, esplosivi, armi.
Le gallerie del Lagazuoi sono state recuperate e rivalorizzate tra il 1994 e il 2004 dalla Brigata Alpina Tridentina e dai volontari della sezione di Treviso dell’Associazione Nazionale Alpini, e da allora sono aperte ai visitatori.
ESCURSIONE ALLE GALLERIE DEL LAGAZUOI DAL PASSO FALZAREGO, TRA MONTAGNA E GRANDE GUERRA
L’itinerario alle gallerie del Lagazuoi che vi propongo oggi vi porterà dunque alla scoperta di questa dimensione di roccia e tunnel, consentendovi di toccare con mano la storia e la vita che qui, più di un secolo fa, si è consumata.
Si tratta di un trekking ad anello molto suggestivo, che intreccia natura, Grande Guerra, la conquista di una cima dolomitica e una tappa gastronomica interessante in un rifugio alpino.
Attenzione, però: l’escursione alle gallerie del Lagazuoi è una specie di via ferrata atipica. Non presenta particolari difficoltà, ed è interamente attrezzata con fune metallica, ma la pendenza non è da sottovalutare e sono necessari torcia frontale, scarponcini da trekking e caschetto.
Passiamo ora alle informazioni pratiche.
DATI TECNICI
- Itinerario: ad anello (Passo Falzarego – Gallerie del Lagazuoi – Cima Lagazuoi (2.778 m) – Rifugio Lagazuoi (2.746 m) – Forcella Lagazuoi – Forcella Travenanzes – Passo Falzarego)
- Punto di Partenza: Passo Falzarego (2.107 metri)
- Segnavia sentieri: CAI 3, 401, 402
- Dislivello positivo: 761 metri
- Durata: 2 ore e 30 totali (soste escluse)
- Altitudine massima: cima Lagazuoi (2.778 metri)
- Difficoltà: E-EE (escursionisti esperti)
PUNTO DI PARTENZA: IL PASSO FALZAREGO E IL SENTIERO PER LE GALLERIE
Il punto di partenza per quest’avventura è, come avrete già intuito, il Passo Falzarego, valico alpino a 2.107 metri di quota a cavallo tra Agordino e Cortina d’Ampezzo. Si raggiunge facilmente anche dalla Val Badia, dopo aver superato il Passo Valparola (che è subito prima del Falzarego).
Cercate di arrivare quassù presto, per non avere problemi di traffico e parcheggio; indossate gli scarponcini, concedetevi un caffè nel rustico Bar Bazar e, caschetto e torcia alla mano, sarete pronti per tuffarvi nel magico mondo del Lagazuoi.
Prima di entrare ufficialmente nelle gallerie dovrete percorrere un breve tratto del Sentiero del Fronte, contrassegnato dal CAI 402. Si parte in lieve salita, cominciando già a intravedere alcuni resti e ruderi della Grande Guerra.

In poco tempo raggiungerete un bivio, e dovrete seguire le indicazioni per le gallerie, svoltando a sinistra. Il sentiero vi condurrà ancora più vicino alle pareti del Lagazuoi, continuando sempre in salita e, in alcuni tratti, leggermente esposto.

- Tempo di percorrenza dal Passo Falzarego all’ingresso delle gallerie: 45 minuti circa
DENTRO LE GALLERIE DEL LAGAZUOI
Dopo una quarantina di minuti dalla partenza, un tunnel contrassegnato dal segnavia CAI bianco e rosso comparirà al vostro cospetto: ecco l’ingresso ufficiale alle gallerie del Lagazuoi! Vi attende ora un percorso di 1.1 km che è uno dei più lunghi e arditi fra quelli che si sono preservati fino ad oggi.
I soldati italiani, inviati quassù a combattere contro i vicinissimi austriaci, iniziarono nel 1915 la loro opera di scavo e creazione del sistema di tunnel: edificarono dunque una galleria di duecento metri di dislivello, che dalla quota della Cengia Martini approdava in cima al Piccolo Lagazuoi.

Il percorso all’interno di questo mondo di roccia dolomitica è davvero emozionante: lunghi tratti in ripida salita (su scalette di legno o gradoni di roccia) si alternano ad aperture, feritoie, camminamenti e postazioni esterne, dalle quali i soldati tenevano d’occhio la situazione e posizionavano le mitragliatrici.

Oggi, da queste finestre nella roccia, si può godere di panorami mozzafiato sul mondo circostante: Sass de Stria e Setsass, Col di Lana, Marmolada, Averau, Nuvolau, Cinque Torri… . Impressionante immaginare come tutta questa bellezza possa essere stata muta testimone di combattimenti, esplosioni, morti.

Continuando il percorso, scoprirete inoltre il microcosmo che i soldati avevano creato qui, nella pancia della montagna; alcune deviazioni, sempre segnalate, vi condurranno in antichi depositi di armi ed esplosivi, in oscuri nascondigli di roccia, presso le grotte adibite a dormitori e a magazzino di cibo e provviste.

Prendetevi il tempo necessario per esplorare tutto questo, poco importa se impiegherete quaranta minuti, un’ora o di più; quando farete capolino dalla porticina di uscita sul Piccolo Lagazuoi, sotto al cielo e alle nuvole, avrete arricchito il vostro patrimonio di conoscenza di un tassello molto importante.
- Tempo di percorrenza dentro le gallerie del Lagazuoi: 45 minuti circa
IL RIFUGIO E LA CIMA DEL LAGAZUOI
Una volta quassù, è fatta: il mondo delle gallerie del Lagazuoi, pur rimanendo sempre ben presente, cede il posto a quello dolomitico d’aria aperta, con tre esperienze montanare da non perdersi:
- il sensazionale panorama che si ammira da quassù;
- il vicinissimo rifugio Lagazuoi (2.746 m), pronto ad accogliervi con le sue prelibatezze;
- la vicina cima del Lagazuoi, vetta di tutto rispetto anche se, come scoprirete a breve, davvero facile da raggiungere;

Incamminatevi dunque verso il rifugio, presso il quale vi è anche la stazione a monte della cabinovia che dal Passo Falzarego sale quassù; la cima del Lagazuoi è subito dietro, a 10/15 minuti dal rifugio. Valutate voi, a seconda dell’ora, se andarci subito oppure se fermarvi prima a mangiare qualcosa.

Dico passeggiata poichè, dal rifugio Lagazuoi, il sentiero per la cima dell’omonima montagna è facile e alla portata di tutti: largo e agevole, esso ricalca l’antica via edificata all’epoca della Grande Guerra e può accogliere anche carrozzine, passeggini e persone di tutte le età (le quali, tuttavia, non devono dimenticare che sono comunque in ambiente di alta montagna).
In pochissimo tempo, dunque, conquisterete i 2.778 metri della cima del Lagazuoi, e potrete sedervi in contemplazione sulla panca di legno ai piedi della croce di vetta.

La veduta spazia dalle vicinissime Tofane alla Marmolada, dalle Cinque Torri al Piz Boè, dal Civetta al Piz de Conturines.

Sulle cime del mondo si sta sempre molto bene, ma a un certo punto bisogna decidersi a scendere. Se non l’avete fatto prima, il mio consiglio è di fermarvi ora al rifugio per gustarvi un buon piatto locale (soprattutto se la giornata è fredda e nuvolosa come quella che ho vissuto io).

IL RITORNO SUL SENTIERO DEL FRONTE
Anche la via del ritorno ricalca un noto percorso storico. Dopo che avrete soddisfatto il vostro appetito, e sarete pronti per rimettervi in marcia, dovrete percorrere infatti il Sentiero del Fronte, via interamente all’aperto che, durante la Grande Guerra, segnalava proprio la linea del fronte sul Lagazuoi.
Si tratta di un sentiero facile, ampio e sempre ben segnalato, che scende gradualmente verso valle in mezzo a vedute meravigliose sulle Dolomiti di Fanes e d’Ampezzo.

Per imboccarlo dovrete seguire le indicazioni CAI 401 fino alla Forcella Lagazuoi. Proseguite ancora fino alla successiva Forcella Travenanzes, da cui dovrete svoltare a destra sul sentiero 402. Quest’ultimo sarà colui che, zig-zagando, vi condurrà nuovamente al Passo Falzarego, sancendo la fine di questa spettacolare escursione.
- Tempo di cammino in discesa dal rifugio Lagazuoi al Passo Falzarego: 1 ora e 15 minuti
Informazioni pratiche
- L’escursione alle gallerie del Lagazuoi non presenta particolari difficoltà, ma potrebbe non essere adatta, in certi punti, per chi soffre di vertigini o per chi non è abituato ai trekking in alta montagna;
- fondamentale essere muniti di torcia e caschetto: vi sono lunghi tratti di galleria completamente al buio, e senza una fonte di illuminazione il percorso è infattibile;
- l’itinerario può essere percorso anche al contrario (partendo dal Sentiero del Fronte e percorrendo le gallerie in discesa); tuttavia, vista la notevole pendenza del sentiero dentro la montagna, consiglio di affrontarlo in salita;
- le gallerie del Lagazuoi sono aperte e visitabili sicuramente da giugno a ottobre; nei mesi invernali, a causa della neve che blocca gli ingressi, è chiusa;
- imprescindibili gli scarponcini da trekking in suola scolpita, una scorta d’acqua e di snack e un abbigliamento a cipolla.

Valentina, l’autrice di Kilig Travel Blog
Scrivo, fotografo, mangio e racconto storie sul mondo e sulle cose belle. Amo l’autunno, i libri, i piccoli borghi, i tramonti sul mare, la mia gatta Trippy, i tortellini in brodo (sono bolognese, come potrebbe essere altrimenti?), la montagna, il caffè.
16 commenti
Elena Vizzoca · 2 Ottobre 2020 alle 17:32
Un bel percorso impegnativo! Non sono proprio da trekking, ma mi piace conoscere questi luoghi anche solo virtualmente dal tuo articolo e dalle tue belle foto.
Valentina · 7 Ottobre 2020 alle 11:54
Grazie mille Elena! La parte più impegnativa è sicuramente il dislivello (io non faccio testo perchè sono abituata a ben di peggio, ma mi rendo conto che non è poco e che è tutto bello concentrato), ma è davvero emozionante ripercorrere questo importante tassello della storia!
LaZiaRo · 2 Ottobre 2020 alle 15:31
Non ho mai provato una via ferrata. Unirla con una visita così interessante mi sembra una bella possibilità! 😀 a forse non ho capito bene. La si fa da soli? Per entrare nelle gallerie bisogna avere una guida?
Valentina · 7 Ottobre 2020 alle 11:57
In realtà è una via ferrata atipica, nel senso che si sviluppa nella sua quasi totalità all’interno delle gallerie, nelle quali ci sono sempre corrimano e gradini. Non serve l’imbragatura da ferrata, per intenderci! La difficoltà più grande è il dislivello, tutto bello concentrato, e la necessità di una torcia, altrimenti nei tunnel più lunghi non si vede veramente nulla. La si può fare tranquillamente da soli! Se però non ve la sentite, c’è sempre la possibilità di fare il percorso con una guida.
Ilenia · 2 Ottobre 2020 alle 14:55
Conosco questo itinerario; giusto qualche giorno fa mi è venuto fuori da un libro uno dei biglietti per salire. Ma alla fine non lo abbiamo fatto tutto, abbiamo avuto paura fosse troppo duro; magari la prossima volta ci proviamo
Valentina · 7 Ottobre 2020 alle 11:58
Se vi piace la montagna, ve lo consiglio fortemente! è davvero emozionante! Potete scegliere anche se farlo in salita o in discesa (anche se io, personalmente, consiglio la salita perchè è piuttosto ripido).
Ilaria Fenato · 2 Ottobre 2020 alle 12:36
Mi piace tantissimo quando alla natura si abbina l’esplorazione della storia della zona! Sono bellissime quelle gallerie e mi piacerebbe visitarle tanto quanto le montagne. Forse il trekking di quel percorso è un po’ troppo impegnativo per me ma mi piacerebbe provarci 😁
Valentina · 7 Ottobre 2020 alle 12:00
Anche io adoro questi tuffi nella montagna e nella storia! C’è sempre qualcosa da imparare.. Secondo me ti piacerebbe moltissimo! Bisogna solo avere scarponcini, torcia, caschetto e un po’ di fiato per salire, ma si possono fare tutte le tappe che si vogliono e non c’è nessuna fretta!
Valentina · 28 Settembre 2020 alle 11:39
Che bella dev’essere questa escursione! Purtroppo non sono (assolutamente) un’escursionista esperta, per ora mi limito a guardare le tue foto…ma in futuro chissà!
Valentina · 7 Ottobre 2020 alle 12:02
Mai dire mai 🙂 Nel caso puoi sempre salire in funivia al rifugio e fare solo un pezzettino di sentiero, esplorando i dintorni che sono fenomenali 🙂
Margherita · 27 Settembre 2020 alle 10:32
Che bello questo trekking, ci ispira proprio tanto! Una domanda: io sono abbastanza allenata per il trekking in montagna, però, ad esempio, non affronto le ferrate per le vertigini; quanto è esposto il sentiero? Perché ne ho fatti alcuni dove lo strapiombo si affrontava con una strada non strettissima, quindi mi sono trovata bene! Grazie delle info 🙂
Valentina · 7 Ottobre 2020 alle 12:05
Grazie a te Margherita! Il sentiero è quasi tutto all’interno delle gallerie, dove l’unica difficoltà (se vogliamo considerarla tale) è la pendenza… Ma ci sono sempre i gradoni, quindi non è troppo difficile! Forse c’è un brevissimo trattino prima di entrare in galleria un pochino esposto, ma sotto non c’è il precipizio!
ERMINIA SANNINO · 26 Settembre 2020 alle 14:16
Il paesaggio è senza dubbio stupendo. La scalata, forse, un po’ troppo strong per me =( Però magari se penso al bel rifugio che mi aspetta, potrei provarci =)
Valentina · 7 Ottobre 2020 alle 12:05
Ehehe, il pensiero di un pranzetto montanaro come si deve in rifugio è un potente motivatore 🙂 Anche io spesso, quando sono stanca e non vedo la fine del sentiero, mi faccio forza pensando al cibo!
Franca · 24 Settembre 2020 alle 20:01
Valentinaaaaa! Con questa escursione gioco in casa!😍😍😍Anch’io le ho percorse….sono paesaggi che conosco bene , la mia “casa”è il vicino Agordino!
Sono felice che tu abbia apprezzato questi luoghi che hai descritto con la sensibilità che ti contraddistingue….GRAZIE, un abbraccio
Valentina · 7 Ottobre 2020 alle 12:08
Ciao Franca!! <3 Ricordavo infatti che non eri lontana da queste zone! Ma che spettacolo vivere nell'Agordino, quanto amo quella zona! Ti ringrazio sempre tantissimo per le belle parole, è la bellezza di questi luoghi che tira fuori il meglio di me! Un abbraccio!