ESCURSIONE AL MONTE LA NUDA E ALLE CASCATE DEL DARDAGNA: UN ITINERARIO AD ANELLO AI PIEDI DEL CORNO ALLE SCALE
Ok, il monte La Nuda non vanta la celebrità del suo imponente vicino (il Corno alle Scale), ma di certo sa offrire emozioni uniche a chi dispone della tenacia necessaria per conquistare la sua insolita cima.
Non fatevi strane idee riguardo al curioso toponimo che lo contraddistingue: La Nuda indica semplicemente che la sua sommità è completamente priva di vegetazione arborea ed arbustiva.

Raggiungere la sua croce, e le selvagge praterie di crinale che campeggiano quassù, non è propriamente una scampagnata: qualunque via si decida di intraprendere, è necessario fare i conti con dislivelli elevati, sentieri con un livello di difficoltà da E a EE e l’alta probabilità di incappare nelle appenniniche raffiche di vento che sovente allietano (si fa per dire) la zona.

Nel presente articolo vi propongo l’itinerario da me intrapreso, un bellissimo anello nel Parco regionale del Corno alle Scale che saprà regalarvi emozioni speciali, silenzio e panorami indimenticabili.
A voi i dati tecnici.
DATI TECNICI
- Punto di partenza e di arrivo: parcheggio gratuito del Centro Visite Pian d’Ivo (Parco regionale del Corno alle Scale)
- Tempo di percorrenza totale: 2 ore e mezza per raggiungere la cima / 5 ore totali
- Segnavia sentieri: CAI 323, 327, 129, 337, 335, 333, 331
- Dislivello positivo: 700 metri
- Altitudine massima: 1.828 metri (cima Monte La Nuda)
- Lunghezza: 10 km
- Difficoltà: E (escursionistico medio)
- Periodo consigliato: da maggio a novembre.
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ESCURSIONE AL MONTE LA NUDA: IL PUNTO DI PARTENZA
Come scrivo e ripeto sempre, anche per codesta escursione al Monte La Nuda vale la regola d’oro dei trekking in Appennino (e non solo): mettersi in marcia presto al mattino.
Il punto di partenza indicato è la località Pian d’Ivo, ubicata poco prima di Madonna dell’Acero (Lizzano in Belvedere), proprio a lato della omonima strada (Via Madonna dell’Acero).
Qui troviamo il Centro Visite del Parco regionale del Corno alle Scale, munito di parcheggio gratuito. Il percorso comincia proprio lungo la stradina (interdetta ai veicoli a motore mediante una sbarra) che transita accanto all’edificio.
Proseguite per un po’ su tale via, che inizia a salire prima sotto abetaia poi sotto faggeta. Dopo un paio di tornanti, e circa una ventina di minuti, prestate attenzione: alla vostra destra comparirà il bivio con il sentiero CAI 327. Ebbene, qui si saluta la pista forestale in favore di tale percorso (noto anche come il Sentiero del Campanile), inoltrandosi in salita nel cuore del fitto bosco.
Si punta verso sud, procedendo in modo pressoché rettilineo e mantenendo una pendenza moderata ma costante. Il sentiero si fa più erto man mano che si guadagna quota, in particolare quando si raggiunge e oltrepassa, dopo un paio di tornati, una radura con alcuni larici, che schiudono una suggestiva veduta verso il Monte Spigolino.
Inutile dirlo: la fatica e il sudore saranno vostri solerti compagni in questo tratto. Meno male che si è quasi sempre all’ombra.
Verso la parte finale dell’itinerario, avviene la magia: il bosco prima si dirada e poi si apre definitivamente lasciando completo spazio a una rigogliosa prateria a mirtilli.

Benvenuti e benvenute al cospetto del misterioso e affascinante crinale appenninico, e anche alla tangibile consapevolezza che si è ormai in dirittura d’arrivo alla prima meta, la vetta del Monte La Nuda.
- tempistiche dal principio: 1 ora e 30/35 (soste escluse).
IN CIMA AL MONTE LA NUDA
Proseguite dunque sul sentiero, guadagnando l’erbosa cresta di crinale che separa la valle del Silla da quella del Dardagna, e in circa 35 minuti arriverete, finalmente, al cospetto della croce, sul monte.
- tempistiche dal principio: circa 2 ore e 10.
Dall’alto dei 1.828 metri del Monte La Nuda, godrete di un panorama meraviglioso: oltre al vicinissimo versante settentrionale del Corno alle Scale, con i suoi temibili Balzi dell’Ora, la vista spazia libera sul Monte Gennaio, sui Monti Cupolino e lo Spigolino, su Cima Tauffi e Libro Aperto, e sul Monte Cimone, la massima elevazione dell’Appennino settentrionale e dell‘Emilia-Romagna.

DAL MONTE LA NUDA AL PASSO DEL VALLONE
La presente escursione al Monte La Nuda si tramuta ora in un giro più vasto: dalla vetta occorre proseguire in direzione del Corno alle Scale, sul panoramico sentiero CAI 129.

In un contesto quasi aereo e ricchissimo in termini di natura e bellezza, si scende in direzione dei 1.700 metri di quota del Passo del Vallone, un valico cardine: proseguendo dritto, si giunge al cospetto dei temibili Balzi dell’Ora (che vi racconto in questo articolo), un’ardita cresta che conduce in cima a Punta Sofia (1.939 metri), mentre girando a destra ci si immette nel più riparato cuore dell’antichissima conca glaciale fra Corno alle Scale e Monte La Nuda.
È proprio quest’ultima opzione la protagonista presente articolo: salutate ora il CAI 129 in favore del CAI 337, alla vostra destra.
DAL PASSO DEL VALLONE AL LAGHETTO DEL CAVONE
Si prosegue in discesa, avvolti dal mistero e dalla magia di questa peculiare area: qui, durante la fine del Quaternario, vi era un ghiacciaio che esercitò a lungo un’azione erosiva sulla parete del Corno alle Scale e del Monte La Nuda, modellando la zona a mo’ di pronunciato catino.

Sul fondo di tale alpestre valle sgorga la sorgente del Rio Piano (visibile durante il percorso) il quale, in seguito, si getta nel successivo laghetto del Cavone (1.424 metri).

Continuando la discesa potrete apprezzare tutte le meraviglie che vi sto narrando, custodite sempre da una preziosissima e ricchissima natura. E una volta raggiunto il lago, potrete ristorarvi nei pressi dell’omonimo Rifugio Cavone, in attesa di raggiungere le Cascate del Dardagna.

DAL LAGHETTO DEL CAVONE ALLE CASCATE DEL DARDAGNA
La parte più faticosa dell’itinerario è ampiamente conclusa, ma la meraviglia non è ancora finita.
Dal laghetto del Cavone occorre ora attraversare la strada e imboccare il sentiero CAI 337, che si inoltra nel cuore della lussureggiante faggeta.
Il percorso è tutto in discesa e punta in direzione NO immettendosi poi, in una ventina di minuti circa, sul CAI 333. Si inizia a udire molto bene il rilassante rumore dell’acqua: si sta entrando infatti nel magico mondo delle Cascate del Dardagna, una vallata particolarissima modellatasi grazie al vertiginoso corso del torrente Dardagna.

In breve tempo, e sempre in discesa, si affianca il corso del torrente e si giunge al cospetto delle tanto agognate Cascate del Dardagna, una successione di sette spettacolari e arditi balzi che il torrente compie gettandosi fra le rocce.

Siete in un ambiente a dir poco fatato, costellato da una ricca vegetazione e da angoli e scenari altamente pittoreschi. Il sentiero è in sicurezza, munito in vari punti di staccionata e gradini.
Ogni balzo delle cascate è sempre diverso e sempre unico, impossibile non scattare un’infinità di fotografie!

A valle dell’ultima cascata troverete un’area pic-nic: qui il sentiero attraversa il Dardagna mediante un ponticello di legno e ci conduce a un bivio: dobbiamo tenere la destra, seguendo il CAI 331 che, tramite la strada dell’acquedotto, ci conduce alla successiva e ultima tappa: Madonna dell’Acero.
DA MADONNA DELL’ACERO A PIAN D’IVO
Il simbolo per eccellenza della località in questione è il Santuario di Madonna dell’Acero, posto lungo il percorso di rientro a Pian d’Ivo.
Prendetevi un po’ di tempo per visitarlo e godervi il suo contesto: si tratta di una zona sacra e preziosa, animata da una particolarissima leggenda avente come protagonisti due pastorelli, un grande acero e una miracolosa apparizione.

Da qui la chiusura dell’anello è ormai prossima: costeggiando la strada forestale, marcata dalla bandierina bianca e rossa del CAI 331, arriverete in men che non si dica a Pian d’Ivo, e al parcheggio del Centro Visite.

Valentina, l’autrice di Kilig Travel Blog
Scrivo, fotografo, mangio e racconto storie sul mondo e sulle cose belle. Amo l’autunno, i libri, i piccoli borghi, i tramonti sul mare, la mia gatta Trippy, i tortellini in brodo (sono bolognese, come potrebbe essere altrimenti?), la montagna, il caffè.
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