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La Cima Pisciadù

Nonostante il buffo (e forse un po’ fuorviante) nome, la Cima Pisciadù è una montagna Spettacolare, con la S maiuscola.

La sua ubicazione è l’area della provincia autonoma di Bolzano, più precisamente quella meravigliosa porzione di Trentino-Alto Adige all’incrocio tra Val Badia, Val Gardena, Val di Fassa e Livinnalongo.

I più esperti sanno perfettamente cosa c’è nel punto di incontro di queste località: il Gruppo del Sella, la maestosa fortezza di roccia sovrastata dal Piz Boè (3.152 m), nota ai più per il percorso di sci (Sellaronda) che gira intorno alla sua vasta superficie.

La Cima Pisciadù è una delle cime più importanti del Sella, quella che domina il terrazzo naturale sul quale sorgono l’incantevole lago Pisciadù e il rifugio Cavazza al Pisciadù.

il rifugio cavazza sotto la cima pisciadù visto dal sas ciampac
Ecco il rifugio Cavazza al Pisciadù (il lago è subito sotto ad esso), visto dal Sas Ciampac

CONQUISTARE LA CIMA PISCIADÙ DA COLFOSCO, PASSANDO PER LA VAL DE MEZDÌ

Da anni sognavo di andare in cima a questa montagna, e finalmente, nel settembre 2020, ci sono riuscita.

L’emozione che ho provato nel guardare il mondo dai 2.985 metri della sua vetta è indescrivibile, e non credo di essere in grado di trasmettervela come vorrei; si tratta di una montagna fenomenale, una delle più belle cime su cui io abbia mai messo piede.

Esistono diversi modi per raggiungerla, tutti (ahimè!) non adatti a escursionisti ed escursioniste alle prime armi (o a chi soffre di vertigini e non ha grande attitudine a macinare importanti dislivelli).

Uno dei percorsi più celebri per arrivare quassù è la Via Ferrata Tridentina, che inizia poco prima del Passo Gardena, salendo dalla Val Badia). Si tratta di un itinerario parecchio lungo (ci vogliono circa tre ore per arrivare al rifugio, e da lì un’altra ora e mezza per salire sulla cima), ma per chi ha già esperienza di vie ferrate la Tridentina è un must.

Un’altra opzione, quella che vi racconto nel presente articolo, parte invece da Colfosco, non contempla vie ferrate (solo alcuni tratti attrezzati che si superano senza imbragarsi) e consente di percorrere parte della famigerata Val de Mezdì.

La val de mezdì, la cima pisciadù e il piz da lech dal col pradat
A breve vi spiegherò perché la definisco famigerata, ma intanto vi offro un assaggio dal terrazzo panoramico del rifugio Col Pradat

Direi proprio che, fatte codeste premesse, possiamo addentrarci nel vivo di questo splendido trekking dolomitico!

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DATI TECNICI

  • Itinerario: Prati di Colfosco (1.666 m) – Val de Mezdì – Val de Bosli – Rifugio Cavazza al Pisciadù e Lago Pisciadù (2.585 m) – Cima Pisciadù (2.985 m) – si rientra sul medesimo percorso
  • Punto di partenza: hotel Luianta, Strada Pecëi, 31, Colfosco
  • Segnavia sentieri: CAI 651, 676, 666
  • Dislivello positivo: 1.320 metri
  • Durata: considerate una giornata intera, partendo presto al mattino e andando con calma in modo da rientrare prima che il sole cali dietro le montagne)
  • Altitudine massima: cima Pisciadù (2.985 m)
  • Difficoltà: EE (escursionisti esperti)
  • Periodo consigliato: dalla tarda primavera fino all’autunno (evitando il periodo delle nevicate)

DA COLFOSCO ALL’IMBOCCO DELLA VAL DE MEZDÌ

Alzatevi presto, fate una buona colazione e recatevi a Colfosco, nella sua parte più alta. Il punto di partenza che vi consiglio è infatti l’hotel Luianta, accanto al quale troverete un parcheggio e la stazione a monte della cabinovia Sodlisia.

Indossate gli scarponcini, concedetevi un caffè energetico nello splendido bar dell’hotel e, zaino in spalla, date ufficialmente inizio al trekking. Questa prima parte è molto pittoresca: seguendo il segnavia CAI 651, ci si inoltra nei bei prati di Colfosco alla base delle pareti del Sella, imboccando prima una stradina sterrata in leggera discesa poi, al primo bivio, il sentiero a sinistra.

Se alzate lo sguardo, capirete che ciò che vi aspetta è tuttavia molto diverso da questo bucolico contesto. La Val de Mezdì si staglia minacciosa e ombrosa davanti a voi, e la lieve ansia che vi pervaderà verrà sicuramente ampliata dal cartello attaccato a un albero poco prima di abbandonare i prati:

Attenzione! Solo per escursioni esperti e con attrezzatura alpinistica.

Tranquilli/e: non vi attende nulla di spaventoso!

Percorrete infatti solo un tratto della Val de Mezdì, e questo segnale di pericolo fa riferimento solo alla sua parte finale, ghiacciata e innevata anche in estate.

Tornando al nostro itinerario, il percorso in mezzo ai prati vi porterà ad attraversare un ponticello sul rio Pisciadù e, sempre seguendo le indicazioni, all’ingresso della Val de Mezdì.

  • tempistiche dal parcheggio all’inizio della Val de Mezdì: 10-15 minuti.

LASCIATE OGNI SPERANZA, O VOI CHE ENTRATE NELLA VAL DE MEZDÌ

Doveroso, prima di procedere, dedicare due parole a questa misteriosa Val de Mezdì.

Se siete stati/e presso il Col Pradat (specialmente al rifugio Col Pradat – vedi foto precedente con i cuscini), avrete già capito di che si tratta: la Val de Mezdì è infatti una sorta di sublime canyon chiuso da vertiginose pareti dolomitiche, che si apre come un grande squarcio nel cuore roccioso del Sella.

Dal basso, il suo punto di inizio è proprio alla base dell’anfiteatro roccioso, nei prati di Colfosco; il suo punto finale, 1.205 metri più su, è la forcella vegliata dal rifugio Boè (2.871 m), nel cuore lunare del gigantesco gruppo dolomitico.

Insomma, una Valle con la V maiuscola che non va sottovaluta, soprattutto dagli appassionati di Sci Freeride che, nella stagione invernale, la percorrono in discesa sulla neve fresca.

Ma voi, escursionisti estivi, potete affrontarla con tutta calma e sicurezza. Lasciatevi l’ansioso cartello alle spalle e iniziate a salire sulla sinistra del torrente, ignorando i vari bivi a destra per la Tridentina e la Cascata Pisciadù. Il percorso non è difficile, ma è ripido e in ombra; le bandierine bianche e rosse del CAI vi guideranno sempre nei punti giusti, impossibile sbagliare.

il primo tratto della val de mezdì con ruscello
Sembra di entrare in un immenso castello di pietra

Dopo il primo tratto, la Val de Mezdì prende un po’ di respiro e si apre in un ghiaione. Si prosegue dritto, sempre in salita (meno ripida, però, rispetto a prima), in un contesto di spettacolari pinnacoli di roccia.

IL BIVIO E LA VAL DE BOSLI

Dopo circa un’ora e mezza di cammino, incontrerete il bivio che vi segnala, sulla destra, il sentiero 676 verso l’Ütia Pisciadù. Sarete ai piedi della spettacolare guglia nota come Dënt de Mezdì, ed è proprio qui che dovete abbandonare la Val de Mezdì in favore del nuovo sentiero.

Il 676 si inoltra nella Val de Bosli, anch’essa composta da roccia dolomitica, ghiaioni e paesaggi sempre più lunari (ma più chiusa e aspra rispetto alla precedente Val de Mezdì).

Prima su ghiaione, poi su roccia, il percorso è in costante salita e sempre ben segnalato. Vi è un solo punto un po’ complesso, che è attrezzato con cavi metallici. Non spaventatevi, sembra più difficile a dirsi che a farsi.

Basta seguire le bandierine rosse e bianche (e il cavo), fare attenzione a dove si mettono i piedi e, salendo, vi accorgerete che non è niente di troppo ansioso.

mattia nel tratto attrezzato della val de bosli
A patto, tuttavia, di avere già esperienza di vie attrezzate, come il qui presente intrepido fidanzato romagnolo

Superato questo punto, il paesaggio si apre verso il cielo, le vette del Gruppo del Sella e l’ampio altopiano dolomitico che, sempre in pendenza, vi accompagnano alla prima tappa dell’escursione, ovvero il Lago Pisciadù e il rifugio Cavazza al Pisciadù.

il rifugio cavazza al pisciadù, subito sotto la cima pisciadù
Non è un miraggio, è proprio l’agognato rifugio Cavazza al Pisciadù, a quota 2.585 m
  • tempistiche dal bivio per il 676 nella Val de Mezdì al rifugio: un’ora e mezza (circa 3 ore dalla partenza).

IL RIFUGIO CAVAZZA E IL LAGO PISCIADÙ

Sappiate che, una volta raggiunto il rifugio, sarete in uno dei punti a mio avviso più spettacolari di tutto il Gruppo del Sella.

Non solo perché si gode di un panorama unico su tutta la Val Badia e alcune delle vette del Sella, ma anche perché qui sorge uno dei più bei laghi dolomitici d’alta quota.

il lago pisciadù, con accanto il sentiero per la cima pisciadù
La vista del lago Pisciadù ripaga ogni fatica

Le sue acque scintillanti verde smeraldo assumono sfumature diverse a seconda di come vengono illuminate dai raggi del sole, e la sua posizione, incastonata subito sotto la Cima Pisciadù, ne fanno un vero gioiello dolomitico.

Sottolineo nuovamente l’importanza di partire molto presto al mattino; in questo modo, una volta approdati qui, potrete assaporare con calma tale paesaggio, concedendovi un pasto al rifugio, oppure mangiando un buon panino allo speck sulle rive del lago.

valentina in posa su roccia accanto al lago e alla cima pisciadù
Io ho optato per la seconda opzione

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VERSO LA CIMA PISCIADÙ

Dopo la meritata sosta al rifugio e al lago, è già tempo di rimettersi in marcia; la Cima Pisciadù è lì che vi aspetta!

Dovrete ora imboccare il sentiero 666 in direzione sud, che è quel sottile sentiero sul ghiaione proprio a ridosso della parete ovest della Cima Pisciadù.

Ovviamente il percorso è tutto in salita, e si addentra nella Val de Tita; come per la Val de Bosli, anche qui vi sono un paio di tratti un po’ ostici, che sono tranquillamente superabili aiutandosi con il cavo metallico e le staffe presenti.

valentina con il lago pisciadù alle spalle
Eccone uno: si tratta di un piccolo camino, sopra il quale io faccio la bulla

Non è raro incappare in qualche piccolo nevaio, rimasto annidato nelle conche rocciose più profonde. In questo bellissimo contesto di dolomite, approderete finalmente a una diramazione del sentiero 666: un suo ramo continua dritto, puntando la base del Piz Boè, mentre l’altro gira a sinistra proprio verso la Cima Pisciadù.

il sentiero 666 che conduce verso la cima pisciadù
Il sentiero 666 nei pressi del bivio

Avrete già capito cosa fare: imboccate la diramazione di sinistra e preparatevi ad affrontare l’ultimo tratto prima della cima, che assume un curioso aspetto a gradoni e terrazzamenti.

Non è affatto difficile, né pericoloso, salire; è solo un po’ faticoso, poiché le gradonate sono assai alte. Per un curioso gioco di prospettiva, la croce sembra sempre lì a due passi ma, come spesso accade in montagna, si ha l’impressione di non raggiungerla mai.

  • tempistiche dal rifugio alla cima: circa 1 ora e 30 minuti.

IN VETTA AL PISCIADÙ

Eppure, a un certo punto, il tanto agognato momento si palesa: in men che non si dica sarete in cima al Pisciadù, al cospetto della sua croce metallica.

valentina con la croce metallica della cima pisciadù
Proprio come me in questa foto

Ciò che si ammira da quassù è qualcosa che non si vede tutti i giorni: da un lato avrete in pugno tutto il Gruppo del Sella (Piz Boè, altopiano lunare e vertiginosi torrioni che lo compongono), e potrete senza sforzo ammirare Sua Maestà la Marmolada, il Civetta, il Pelmo, l’Antelao, le Tofane.

panorama sul piz boè e sulla marmolada
Piz Boè e, subito dietro, la Marmolada

Dall’altro avrete tutta la meravigliosa Val Badia ai vostri piedi, con le sue indimenticabili cime (Lagazuoi, Conturines, La Varella, Sasso della Croce, Sassongher, Sas Ciampac, Gruppo del Puez, Sas de Putia, altopiano del Pralongià).

panorama dalla cima pisciadù sulla val badia
Eccola qui

Lo sguardo si spingerà in seguito anche al Passo Gardena con il Gruppo del Cir, alle vertiginose Odle, all’Alpe di Siusi, a Sassolungo e Sassopiatto.

panorama dalla cima pisciadù sul puez e odle
E a tante altre vette più lontane dato che lo sguardo, soprattutto se è una giornata di sole, spazia a 360 gradi

Si starebbe quassù ore e ore, in mezzo a tutta questa meraviglia. La cosa più importante è scrivere un pensiero sul libro di vetta, in modo da lasciare a questo luogo una traccia del nostro passaggio.

zoom sul puez e sul sas de putia
Concludo con un bello zoom sul Puez e sul Sas de Putia

IL RITORNO

Purtroppo, come per ogni volta che ci si trova sui tetti naturali del mondo, il momento di ripartire arriva sempre troppo presto. Il percorso di discesa dalla Cima Pisciadù è tuttavia facile, nel senso che è il medesimo dell’andata.

Si ripercorrono a ritroso gli ampi gradoni subito sotto la cima, si approda nuovamente alla diramazione del sentiero 666, si gira a destra e si compie in discesa la Val de Tita, facendo sempre attenzione nei tratti attrezzati.

In meno di un’ora (se il passo è spedito), sarete nuovamente al lago e al rifugio. Vi sarete guadagnati/e un meritatissimo caffè, un grappino o una birra, che vi servirà anche per affrontare la Grande Discesa verso Colfosco.

il bel lago pisciadù con cartello per la val de mezdì
Il cartello che indica la via per la Val de Mezdì (sulla sinistra del lago si apprezza il sentiero 666 che conduce verso la Cima Pisciadù)

Come vedete dalla foto qui sopra, le indicazioni per la Val de Mezdì in loco sono chiare e presenti. Dovrete imboccare nuovamente il 676 (prima sui roccioni lunari poi, con un occhio di riguardo, presso il punto attrezzato), percorrere il ghiaione e approdare di nuovo in Val de Mezdì.

Saluterete il caro 676 e seguirete il 651 verso valle (a sinistra), scendendo per il noto canyon ladino e, infine, sbucando nuovamente nel bucolico contesto dei prati di Colfosco.

Con le gambe decisamente stanche, ma il cuore più ricco e leggero.

INFORMAZIONI PRATICHE

  • La qui descritta escursione da Colfosco alla Cima Pisciadù è per escursionisti ed escursioniste esperti/e; richiede esperienza di montagna, assenza di vertigini e passo fermo;
  • l’itinerario comprende tratti attrezzati (anche se non è necessario il kit da ferrata);
  • tassativo indossare un paio di scarponcini da trekking in suola scolpita, portare un k-way e una giacca a vento e avere con sé una buona scorta di acqua e cibo;
  • l’unico punto di ristoro è il rifugio Cavazza al Pisciadù, che si raggiunge dopo circa tre ore di cammino in salita da Colfosco. Assicuratevi di avere abbastanza acqua e viveri alla partenza, e fate rifornimento prima di salire sulla cima e prima di scendere a valle;
  • non è assolutamente consigliato ai bambini piccoli (e anche quelli più grandi devono avere già esperienza di montagna e un buon allenamento);
  • controllate sempre le condizioni meteo alla partenza, ed evitate di intraprendere questo percorso in caso di maltempo.

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Valentina, l’autrice di Kilig Travel Blog

Scrivo, fotografo, mangio e racconto storie sul mondo e sulle cose belle. Amo l’autunno, i libri, i piccoli borghi, i tramonti sul mare, la mia gatta Trippy, i tortellini in brodo (sono bolognese, come potrebbe essere altrimenti?), la montagna, il caffè.


8 commenti

Valentina · 11 Agosto 2022 alle 12:35

Ciao scusa il disturbo volevo chiederti un info sul pisciadu, l’ho in programma prox settimana e volevo prendere su il cane con me, un amstaff abituato alla montagna. È fattibile andare su con lui visto i tratti attrezzati?! Grazie in anticipo

Sandro · 9 Agosto 2021 alle 22:26

Valentina, complimenti!
Hai descritto alla perfezione l’itinerario, ponendo giusti accenti su alcuni passaggi chiave, senza allarmare troppo!
Oltre alla ricche informazioni tecniche, dal tuo racconto si recepisce la bellezza dei luoghi e il fascino della roccia dolomitica.

    Valentina · 15 Agosto 2021 alle 11:15

    Ciao Sandro, grazie mille per il bellissimo complimento! Mi fa davvero piacere sapere di essere riuscita a trasmettere la bellezza e le caratteristiche di questo favoloso itinerario!

Federica Assirelli · 22 Marzo 2021 alle 10:09

Che itinerario meraviglioso! Sai che non conoscevo proprio né il lago né la cima Pesciadù?! Ho visto invece il gruppo Sella e la sua maestosità visto dalla zona di Canazei. Il lago mi ricorda molto il lago di Antermoia! Mi salvo il post!

    Valentina · 25 Marzo 2021 alle 19:46

    Grazie mille Federica! Sono contenta di averti fatto scoprire il lago e la cima Pisciadù! A mio parere, sono una delle zone più belle in assoluto dell’intero Sella, che è già meraviglioso di suo!

Nadia Meriggio · 9 Marzo 2021 alle 18:25

Indubbiamente è un itinerario molto affascinante e destinato a persone ben preparate ad affrontare un consistente dislivello in giornata. Aggiungerei che, se al momento di salire, ti accorgi che non riesci proprio ad affrontare quel particolare tratto puoi sempre tornare indietro. Già solo arrivare al rifugio e pranzare è una bella gita. Poi ti trastulli un po’ al sole e torni giù prima che faccia buio.

Miriam · 12 Febbraio 2021 alle 19:52

Grazie al tuo racconto mi hai riportato tra le mie amate montagne che tanto mi mancano. La fatica che si fa per risalire è ampiamente ripagata dai paesaggi mozzafiato. In ogni angolo della Val Badia ci sono questo genere di panorami.

    Valentina · 8 Marzo 2021 alle 13:21

    Grazie mille Miriam, mi fa davvero piacere! Anche a me mancano tantissimo queste meravigliose montagne, la Val Badia è il mio posto del cuore. Speriamo di poterci tornare presto!

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