Ode al Setsass, perchè se lo merita
Inserito tra le sublimi vette circostanti, il Setsass potrebbe passare inosservato agli occhi di chi contempla le Dolomiti tra la Val Badia e l’Agordino. Con i suoi 2.571 metri d’altezza, non si configura di certo come una delle montagne più alte della zona, specialmente se comparato ai vicini Piz dle Conturines, La Varella, Civetta e Marmolada.
Sembra quasi che il Setsass, non sentendosi all’altezza di questi colossi, voglia nascondersi, confondendosi di proposito con le ultime propaggini erbose del Pralongià, e tra le rocce di confine che separano idealmente il Trentino Alto-Adige dal Veneto.

In realtà, tutta questa sua umile timidezza non ha proprio nessun motivo di esistere, poichè il Setsass è davvero una gran bella montagna. Impervia e rocciosa quanto basta, circondata da una natura viva e selvaggia e dai più differenti ambienti montani, nulla ha da invidiare alle Dolomiti più famose: morbidi e ondulati prati, foreste di conifere, ruscelli e colonie rocciose ospitanti sonore marmotte, aspri ghiaioni, sentieri a mezzacosta.

E, soprattutto, il Setsass è uno dei più straordinari balconi a 360° sulle Dolomiti. La vista dalla cima di questa “piccola” montagna è emozionante ed estremamente ampia, consentendo agli occhi dei basiti spettatori di arrivare a cime e luoghi lontanissimi.

Direi che come preambolo può bastare. Ora, per dimostrarvi quanto appena affermato, passo a raccontarvi la mia ultima escursione settembrina che mi ha portato, per la seconda volta nella mia vita, a toccare la croce di questa montagna (e a girarci completamente intorno).
IN CIMA AL SETSASS DAL PASSO VALPAROLA, CON UN’ESCURSIONE AD ANELLO SORPRENDENTE
Esistono vari modi per conquistare la cima del Setsass. Io, ad oggi, ne ho sperimentati due: nel lontano settembre del 2013 ci sono arrivata dal rifugio Pralongià (presso l’altopiano di cui vi accennavo sopra), mentre la seconda volta, corrispondente all’inizio di settembre 2019, ci sono tornata mediante un giro differente, ad anello e partendo da un altro posto.
Giro ad anello che ora vi descrivo, mettetevi comodi!
- Punto di partenza e di arrivo: rifugio Valparola, presso il passo omonimo (2.178 metri)
- Tempo di percorrenza totale: circa 6/7 ore (prendendosela con la giusta calma)
- Segnavia sentieri: CAI 24 e 23
- Dislivello positivo: 408 metri
- Dislivello totale: 940 metri
- Altitudine massima: cima del Setsass, 2.571 metri
- Lunghezza: 16.5 km
- Difficoltà: EE (escursionisti esperti)
PARTENZA: IL PASSO, IL RIFUGIO E IL LAGO VALPAROLA
Chi mi conosce sa bene che no, non ci penso neanche a muovere un solo passo se prima non ho sorseggiato un energetico caffè. Questa esigenza, immagino ampiamente condivisa, viene prontamente accolta e soddisfatta all’inizio dell’escursione che vi sto proponendo, poichè il punto di partenza è il Passo Valparola, e indovinate che cosa c’è lì? Il rifugio Valparola!
La sua straordinaria offerta di grappe, unita al tepore degli ambienti interni, apprezzabile soprattutto nelle mattinate freddine come quella in cui sono capitata io, sembra invitarci a peccare di accidia e a piantarsi lì tutto il giorno, ma non bisogna lasciarsi tentare! Ci si concede dunque l’agognato caffè e via, si parte all’avventura (e al freddo).
Subito fuori dal rifugio ci accoglie il placido laghetto alpino Valparola, incastonato nei prati di un luogo cardine della storia locale e nazionale: quassù, infatti, durante la Prima Guerra Mondiale, vi era il confine tra Italia e Impero Austro-Ungarico, nonchè il fronte di sanguinosi e complicati combattimenti.
Oggi il Valparola, insieme al vicino Passo Falzarego, ospita il Museo della Grande Guerra, e i segni del turbolento passato sono ancora perfettamente visibili.

Ma torniamo ora all’escursione. Il sentiero che dobbiamo prendere è il CAI 24, che parte subito dietro al rifugio e, in breve tempo, incontra il bivio con il CAI 23, che percorreremo al ritorno. Ci manteniamo sul 24, aggirando, in un contesto erboso, la circonferenza del Piz Ciampei.

Il sentiero continua a salire, e arriviamo presso l’erbosa forcella Le Laste. Un cancelletto di legno, messo lì probabilmente per non far transitare bovini e ovini fuori dal loro pascolo, schiude ai nostri occhi una splendida veduta sul lato B del Setsass, che mescola e compone ambienti rocciosi, splendidi valloni di prati e boschi di abeti e pino mugo.

Una volta varcato il cancello, e accuratamente richiuso dopo il nostro passaggio, proseguiremo dritto sempre sul 24, in direzione di un rudere della Grande Guerra. Anche qui, come al Passo Valparola, si notano di frequente tracce di questo periodo, insieme a diverse croci, probabilmente apposte in memoria dei caduti.
Da qui, il nostro itinerario procede tagliando a mezzacosta, e per interno, il versante settentrionale della montagna, in un intreccio continuo di saliscendi tra paesaggi in costante evoluzione.

Capiamo di essere in prossimità del verdeggiante Vallone Pudres quando i richiami delle custodi di questi luoghi diventano imperanti: la zona è infatti popolata da una nutrita colonia di marmotte, che adorano appostarsi sulle rocce al sole, tenendo sotto controllo la situazione.


Non manca più molto al bivio per la cima, ci vuole giusto un ultimo strappo in salita che, tra rocce e pino mugo, ci conduce in località Les Pizades. Il bivio è segnalato da un cartello, sotto il quale è doveroso concedersi una pausa per ammirare il panorama, gustandosi un meritato pezzo di cioccolata. D’altronde, se siamo andati abbastanza spediti e senza indugiare troppo, saranno già trascorse due ore di cammino dalla partenza.

Riprendiamo dunque i nostri passi seguendo sempre il caro vecchio sentiero 24 in direzione Setsass che, tenendo la sinistra, punta direttamente e in diagonale le alture del monte. La rumba qui cambia: salutiamo i prati, salutiamo le marmotte e ci prepariamo ad addentrarci in un ardito mondo di roccia dolomitica, quello tipico delle vette.

Nonostante la ripidità e qualche passaggio tra i massi, il sentiero non è difficile ed è sempre ben segnalato dalle bandierine bianche e rosse.

IN CIMA AL SETSASS: SI DOMINA IL MONDO (E SI PRANZA)
Eccola lì, la cima. Localizzata da una croce legnosa, essa tocca i 2.571 metri e ci fa subito chiaramente capire il rispetto che merita.

Il panorama da quassù lascia senza fiato: partendo da nord, e procedendo in senso orario, troviamo il Sasso di Santa Croce, il La Varella, il Piz dle Conturines, le Punte di Fanes, la lontana Croda del Becco, il Sas de Stria e il Lagazuoi con dietro le Tofane, il Sorapiss, l’Antelao, l’Averau e il Nuvolau.



E ancora il sublime Pelmo, il maestoso Civetta, le Pale di San Martino, la Marmolada e il Gran Vernel, il vicinissimo Col di Lana, il Sella, il Puez con il piramidoso Sassongher, il Sass de Putia… .



La cima del Setsass è anche uno dei posti migliori al mondo per pranzare. Non so voi, ma io adoro divorare panini allo speck sulle vette, a dispetto del vento, delle immancabili nuvole, della scomodità di doversi ricavare un angolino tra i macigni. Amo anche scrivere un breve pensiero sul libro di vetta, per rendere indelebile il segno del mio passaggio quassù.
LA DISCESA E IL SENTIERO 23, PER COMPLETARE L’ANELLO DEL SETSASS
Con lo stomaco pieno e gli occhi luminosi, ci apprestiamo a continuare il giro, che è ancora molto lontano dal suo compimento. Si scende a ritroso sullo stesso sentiero che ci ha portato in vetta, fino ad arrivare all’ultima deviazione che avevamo incontrato all’andata, presso il crinale erboso. Qui non dobbiamo scendere a destra (il percorso da cui siamo saliti), bensì continuare sul 24 dritto davanti a noi, avviandoci verso quella collinetta erbosa al nostro cospetto.

Il sentiero comincia ben presto a scendere, dominando stavolta il panorama verso sud e quel mare erboso che è il Pralongià. Scendiamo fino a che non raggiungiamo l’incrocio tra i sentieri 24 e 23. Qui è tempo di salutare il fedele 24, e imboccare invece il 23 che ci riporterà (non in breve tempo) al rifugio Valparola.

Questo percorso ci permette di aggirare completamente la mole del Setsass, che vista da questa prospettiva appare tutt’altro che placida, nutrendo occhi e anima con le paradisiache vedute della Marmolada, del Gran Vernel e del Col di Lana, con i suoi luminosi tappeti di erba.

Il sentiero è ancora lungo, ma i continui cambi di scenario non annoiano. Si passa infatti da prati ammantati di rocce marmottose a una vera e propria città dei sassi, dove ogni tipo di vegetazione è bandita.


Manteniamo il sentiero principale sino alla fine dell’anello, sia al momento dell’incontro di una deviazione a sinistra, che conduce alla sella il Settsass e quello noto come il Piccolo Settsass, sia al successivo bivio che conduce al Passo Sief. Il continuo saliscendi continua ma inizia a perdere quota, e si aggirano le rocciose Pale di Gerda.

Salendo e scendendo, si approderà nuovamente nel verde, in un pittoresco tratto semi-pianeggiante foderato da pino mugo.
Immaginereste mai, una volta arrivati presso il bosco de La Viza e nel tratto finale dell’anello, con il rifugio ben in vista, la presenza di un tratto attrezzato munito di fune metallica e pioli? Niente paura, si tratta di un brevissimo canalino, facilmente agibile e protetto, quindi senza nessun rischio. Qui corre un piccolo torrente, quindi è solo necessario prestare attenzione a non scivolare.
Dopo di che è fatta, siamo di nuovo in mezzo ai prati che introducono nuovamente al lago Valparola e all’omonimo rifugio.

E direi che ora, finalmente, quella bella selezione di grappe adocchiata alla partenza può riversarsi copiosa nei nostri bicchieri.
Cin Cin, e alla prossima avventura!

Valentina, l’autrice di Kilig Travel Blog
Scrivo, fotografo, mangio e racconto storie sul mondo e sulle cose belle. Amo l’autunno, i libri, i piccoli borghi, i tramonti sul mare, la mia gatta Trippy, i tortellini in brodo (sono bolognese, come potrebbe essere altrimenti?), il basilico, il caffè.
8 commenti
Claudia · 26 Aprile 2020 alle 21:01
Non appena si potrà ripartire e visto che dovremo stare in regione so già cosa fare: il giro ad anello del Setsass. Grazie per queste preziose informazioni!
Valentina · 28 Aprile 2020 alle 16:34
Grazie a te Claudia! L’anello del Setsass è davvero un giro meraviglioso!
Ugo · 24 Settembre 2019 alle 12:56
Wow, che giornata, che foto!
Valentina · 3 Ottobre 2019 alle 20:47
Grazie Ugo!! Ho avuto la fortuna di beccare una giornata spettacolare, con il cielo azzurrissimo, le nuvole e la neve ad alta quota 🙂
MARTINA BRESSAN · 23 Settembre 2019 alle 9:56
Quando ho visto le marmotte mi sono sciolta… bellissimo! Questo è il genere di escursioni che mi piace fare, con paesaggi da togliere fiato.
Spero che il tempo tenga ancora dandoci la possibilità di fare ancora qualche escursione durante i weekend. Questa sembra molto bella. Consigli l’uso dei bastoncini da trekking per questo itinerario?
Valentina · 11 Ottobre 2019 alle 9:19
Ciao Martina, grazie mille! Eh sì, questi itinerari, per chi ama la montagna, sono meravigliosi! I bastoncini da trekking sono sempre una buona idea, anche perché l’escursione è lungotta e danno un aiuto importante 😉
Franca · 20 Settembre 2019 alle 18:58
😍😍😍a meno di 50 km da dove abito io…conosco i meravigliosi panorami e scorci che hai descritto ….super!! Ciao
Valentina · 11 Ottobre 2019 alle 9:22
Grazie mille Franca! Wow che bello, quindi tu vivi vicinissima a questi paradisi praticamente! Che invidia 🙂 Ho adorato questi percorso!