Sentieri e Sentimenti in primavera (e non)
La primavera è arrivata in anticipo quest’anno, e ha portato con sè il vento del cambiamento.
Ogni cosa è in disordine, la quotidianità si è fatta assai instabile, la mia agenda è stracolma di impegni, quell’ora in meno di sonno nella notte fra il 30 e il 31 marzo ha il peso di un fuso orario devastante.
Ma c’è tanta luce nuova, ci sono colori brillanti, c’è la stanchezza, sì, ma accompagnata da una rinnovata e potente felicità. Per la prima volta, dopo tanto tempo, sento che sto seguendo la strada giusta, che i nuovi sentieri che si aprono davanti a me sono impervi e in salita, ma luminosi e pieni di farfalle.

Da sempre, quando la mia testa è intrappolata in vorticanti pensieri o incombenze, la mia cura è la Natura. Metto borraccia, felpa, Reflex nello zaino, e vado a cercare di allontanarmi il più possibile dalla città, dal traffico, dalle cose e dalle persone ansiose. Verso quei luoghi in cui è ancora possibile ascoltare i molteplici cinguettii e canti degli uccelli, sentire il rumore dell’acqua, osservare impronte di animali selvatici, respirare a pieni polmoni.
Sentieri e Sentimenti si chiama la rubrica dedicata a tutto questo qui sul Kilig Travel Blog. Ed è proprio in questo spazio che, oggi, vi voglio accogliere, condividendo con voi uno splendido itinerario ad anello in un angolo di mondo ancora genuino e intatto, dove poter scoprire nuovi mondi e riconnettersi, per davvero, con la natura e il ritmo delle stagioni.
IL PARCO REGIONALE DEI GESSI BOLOGNESI E CALANCHI DELL’ABBADESSA
Per gli abitanti di Bologna, il Parco Regionale dei Gessi Bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa è davvero subito dietro casa. Basta lasciarsi alle spalle il bacino urbano del capoluogo di provincia dell’Emilia-Romagna, e avviarsi verso le prime colline ad est.
Non tutti lo sanno, ma proprio lì si apre un interessante mondo di natura, storia e leggende antiche, che ospita, tra l’altro, uno dei complessi carsici più importanti e più studiati d’Europa.

Questo perchè i protagonisti del Parco non sono solo i particolarissimi affioramenti gessosi risalenti al Messiniano (6-5 milioni di anni fa), ma anche grotte, doline, cavità e gallerie sotterranee in parte ancora inesplorate, per non parlare poi dei misteriosi calanchi dell’Abbadessa, che si inseriscono nel paesaggio collinare subito dietro la città di Ozzano dell’Emilia.
Un territorio insomma ricco di attrazioni naturalistiche di tutto rispetto, che però è sottovalutato, poco conosciuto e pochissimo valorizzato, soprattutto dagli stessi bolognesi.
Qualche giorno fa, ho rispolverato la mappa di questo parco regionale, ho scelto uno dei numerosi itinerari proposti e sono andata, risoluta, ad esplorare queste zone. Che cosa ho visto? Nuovi mondi, fiori selvaggi, microambienti e microclimi differenti, curiosità, animali selvatici, contrasti.
Non vi lascio oltre in suspense, ora vi racconto tutto!
ITINERARIO NATURALISTICO AD ANELLO NEL PARCO REGIONALE DEI GESSI BOLOGNESI E CALANCHI DELL’ABBADESSA
- Percorso (ad anello): Sant’Andrea – Fondovalle Rio Centonara con calanchi dell’Abbadessa – Dulcamara – Pieve del Pastino – Fondovalle Rio Centonara con calanchi dell’Abbadessa – Sant’Andrea
- Punto di partenza: parcheggio di Sant’Andrea (176 metri), presso Ozzano dell’Emilia (BO)
- Tempo di percorrenza: 2 ore abbondanti
- Altitudine massima: 323 metri
- Difficoltà: E (escursionistico)
- Lunghezza: 5.5 km
- Criticità: presenza di fango nelle stagioni umide, sentieri non perfettamente tenuti
Il punto di partenza di questo giro ad anello è Sant’Andrea, antico borgo di origini medievali poco sopra Ozzano dell’Emilia.
Si lascia l’auto nel parcheggio in loco, si indossano le scarpe da trekking e si imbocca il sentiero CAI 801A che, nel suo primo tratto, si configura come una cavedagna costeggiante il parco di Villa Massei.
Questa particolare costruzione dalle fattezze neo-gotiche sfoggia un torrione centrale munito di torretta di avvistamento, merlature ghibelline su tutto il perimetro ed un interessante giardino ricco di piante esotiche.

Superata la bizzarra villa, il percorso costeggia un paio di case e, in breve tempo, si restringe e comincia a scendere, inoltrandosi in una ricca vegetazione arbustiva.

Il paesaggio circostante può sembrare sempre uguale, ma in realtà è in costante evoluzione. Man mano che si procede, infatti, si trascende in un microcosmo differente da quello di partenza, concernente l’area dei calanchi dell’Abbadessa.

Il sentiero conduce al fondovalle del Rio Centonara, proprio alla base dei calanchi. Una volta giunti lì, due saranno le cose che più di tutte attireranno la vostra attenzione: la misteriosa quanto straordinaria conformazione di questi aridi rilievi composti da argille scagliose, che sono le rocce più antiche dell’Appennino bolognese, e il cambio netto di temperatura, decisamente più caldo e umido rispetto alla prima parte del percorso.

Al cospetto dei calanchi dell’Abbadessa, la sensazione è quella di trovarsi su di un altro pianeta, ed in parte è proprio così. Siamo in un piccolo regno selvaggio e desertico, ancestrale, dove non dobbiamo fare nessuno sforzo di immaginazione per visualizzare l’antichissimo mare che, milioni di anni fa, custodiva questo ambiente sotto masse d’acqua salata.

DAI CALANCHI ALL’AGRITURISMO DULCAMARA
Anche se sembra proseguire dritto, il sentiero di riferimento, contrassegnato dalla segnaletica CAI, piega a sinistra e attraversa il placido Rio Centonara mediante un guado in muratura.
Si mantiene poi sulla destra idrografica del piccolo corso d’acqua, fino ad arrivare ad un bivio: a questo punto si tiene la destra, preparandosi ad affrontare un bel tratto di salita sulla ripida dorsale argillosa.

Mentre riprenderete fiato, guardatevi intorno e assaporate i dettagli del paesaggio: la straordinaria conformazione dei calanchi dell’Abbadessa è davvero unica nel suo genere, ma anche la vegetazione in loco è molto interessante: essa è, infatti, quella tipica delle zone aride e calanchive, pullulante, in primavera, di ginepri, ginestre e sulle.

Insisto molto nell’apprezzare e nel fare tesoro della natura e del peculiare ambiente in cui siete immersi, poiché in breve tempo, proseguendo lungo il sentiero, il mondo intorno a voi muterà rapidamente, trasformandosi in men che non si dica, in un bel bosco misto di aceri campestri, roverelle, ornielli.
Si cambierà nuovamente di microclima, entrando in quello proprio degli ambienti collinari e submontani. Io ho percepito nettamente la differenza: l’aria si è fatta più fresca, il profumo di bosco ha inebriato le mie narici, nuvole di primule, viole ed elleboro hanno cominciato a comparire a mazzi vicino al sentiero.


DAL DULCAMARA ALLA PIEVE DEL PASTINO
Continuando a salire in questo ritrovato ambiente boscoso, apprezzando qua e là impronte di cinghiali e caprioli, si conquisterà in breve tempo l’agriturismo Dulcamara.
Vi consiglio di dedicare un po’ di tempo alla scoperta di questo posticino, poiché è davvero interessante. Definirlo agriturismo, a mio parere, è riduttivo: si tratta infatti di un laboratorio speciale che promuove la cultura della sostenibilità e dell’attenzione all’ambiente, dell’agricoltura biologica, del bio-giardinaggio, dell’educazione agro-alimentare.
Il Dulcamara gestisce un podere di 43 ettari, si occupa di vendita diretta di prodotti biologici freschissimi, ha un proprio ristorante e, ciliegina sulla torta, una splendida fattoria abitata da asinelli, pony, caprette, pecore, galline.


Non sarà facile lasciare questo angolo di paradiso, ma ad un certo punto bisognerà rimettersi in marcia. Dal Dulcamara, dovrete avviarvi verso la Via Tolara e percorrerla per un tratto di circa 600 metri, in direzione Ozzano.
Si tratta di una strada tranquilla e in lieve discesa, è solo necessario prestare attenzione al passaggio delle macchine e delle numerose biciclette (specialmente nel weekend).
DALLA PIEVE DI PASTINO A SANT’ANDREA, CHIUDENDO IL CERCHIO
Dopo i circa 600 metri sopra enunciati, si arriverà nei pressi di alcuni ruderi, ubicati a sinistra della Via Tolara.
Essi sono le rovine della Pieve di Pastino, antichissimo edificio sorto nell’Alto Medioevo (le prime attestazioni citano come data il 1077) sui resti di un tempio pagano dedicato al dio della pastorizia, Pan.

La Pieve sorge a lato dell’antica via appenninica Flaminia Minor che in passato collegava la città romana di Claterna ad Aretium (Arezzo), transitando per Firenze. La sua composizione prevedeva un oratorio con, al piano interrato, una cripta pre-romanica risalente al IX secolo, e un edificio cinquecentesco.
La Pieve fu in funzione fino al 1883, negli anni successivi conobbe un’epoca di degrado e abbandono.
Una volta qui, abbandonerete la strada e prenderete il sentiero CAI 801B che, oltrepassando la sbarra rossa, transita proprio accanto ai ruderi.

Si tratta di una cavedagna che, dopo aver costeggiato alcuni coltivi, scende nuovamente verso il bosco, in direzione del fondovalle del Rio Centonara e dei calanchi, ricollegandosi all’itinerario dell’andata.

INFORMAZIONI PRATICHE
- questo itinerario può essere fatto in ogni stagione. Quando piove, tuttavia, potrebbe diventare impraticabile;
- anche se non è perfettamente tenuto e curato, è segnalato bene e in modo chiaro;
- indossate scarponcini o scarpe da trekking adeguate;
- portate con voi acqua e cibo;
- rispettate l’ambiente.

Valentina, l’autrice di Kilig Travel Blog
Scrivo, fotografo, mangio e racconto storie sul mondo e sulle cose belle. Amo l’autunno, i libri, i piccoli borghi, i tramonti sul mare, la mia gatta Trippy, i tortellini in brodo (sono bolognese, come potrebbe essere altrimenti?), la montagna, il caffè.
12 commenti
Elena · 14 Giugno 2019 alle 12:25
La primavera quest’anno ha fatto proprio un po’ cilecca, nonostante questa tua ode a lei dedicata… Speriamo l’estate ci regali maggiori opportunità di uscire ad esplorare il mondo!
Proprio vero, abbiamo dietro l’angolo posti meravigliosi, e poi giriamo il mondo senza magari conoscerli proprio tanto bene… Ma noi viaggiatori siamo fatti così! 🙂
claudiaemattia · 10 Maggio 2019 alle 13:03
Adoro la primavera, uscire a fare passeggiate, i fiori che sbocciano.
Siamo sempre alla ricerca di nuovi sentieri da fare e quelli ad anello sono i nostri preferiti!
Ce lo segneremo per la prossimo volta che ci troveremo in zona.
anna di · 4 Maggio 2019 alle 4:34
Come sempre complimenti Vale per coem riesci a portare chi ti legge nel luogo. Leggendoti e gaurdando le foto è stato come riuscire a sentire i profumi dei fiori, il profumo dell’aria fresca. La natura è sempre una nostra grandissima alleata
Virginia · 20 Aprile 2019 alle 6:04
Che belli questi paesaggi! Peccato essere lontani perché questo percorsi mi sarebbe piaciuto sicuramente. Belle le fotografie
Julia · 14 Aprile 2019 alle 22:37
Questi percorsi naturalistici sono molto belli, in primavera quando la natura si risveglia regalano anche colori e sfumature splendide
Veronica · 14 Aprile 2019 alle 13:06
Amo alla follia immergermi nella natura e camminare tra boschi e vallate. A volte davvero basta allontanarsi di poco dalla città per trovare paesaggi meravigliosi! Bellissimo itinerario! Me lo segno!
Lucy · 13 Aprile 2019 alle 8:40
Mi piace tanto come riesci a “sentire” la natura e i territori, al di là di quello che mostrano all’occhio. <3 Mi fai venir voglia di infilarmi gli scarponcini e andarmi a fare una camminata da qualche parte! (Anche se uhm, dove sto io non è che ci siano chissà che posti accessibili a piedi, meh!). Mi hanno colpita un sacco le rocce della foto di tua mamma, una colorazione stranissima! Continua a raccontarci e non smettere mai.
Alessandra · 9 Aprile 2019 alle 16:49
Ma che bello questo anello!! E le tue foto sono bellissime! Anch’io penso che quando ci si sente troppo sotto pressione o ansiosi la cosa migliore sia farsi una bella passeggiata in mezzo alla natura.
Katja · 9 Aprile 2019 alle 16:12
Ho un debole per Bologna (e l’Emilia Romagna in generale): ora che sto incominciando a conoscere meglio questa città, non mi dispiacerebbe iniziare ad esplorare i suoi dintorni. E credo che i Calanchi dell’Abbadessa siano un buon punto di partenza per poterlo fare. E ne vogliamo parlare della vista su Bologna dal podere del Dulcamara?
MARTINA BRESSAN · 9 Aprile 2019 alle 10:34
io amo molto proprio questo genere di escursioni. Per fortuna sta arrivando la bella stagione che ci permette di godere delle belle giornate per fare queste passeggiate. Non avevo mai visto, prima di leggere questo articolo i calanchi dell’Abbadessa, sembrano davvero un paesaggio unico!
Dany M · 8 Aprile 2019 alle 14:39
Amo queste gite “fuori porta”.. come muta il paesaggio a pochi km di distanza dalla città! Ottimo itinerario 🙂
Valentina · 8 Aprile 2019 alle 14:44
Grazie Dany! A volte abbiamo dietro l’angolo luoghi di natura straordinaria! 🙂