Correre il rischio
L’arte di tornare negli stessi posti può sembrare banale, ma non lo è.
Potrebbe anche non sembrare affatto un’arte, ma più una pratica, un’abitudine dettata dalla pigrizia, dalla noia, dalla mancanza di idee, dalla rasserenante sensazione di non dover pensare, progettare, rischiare.
Rischiare, soprattutto. Tanto affascinante quanto terribile, il rischio fa paura, il rischio genera ansia, il rischio tende a creare situazioni stropicciate. Il rischio mette in subbuglio le farfalle residenti nelle pareti del nostro stomaco, fa sudare freddo, può portare a grandi delusioni.
E, concorderete con me, quando si parla di viaggi, il rischio è una vera e propria palla al piede. Se mi va fatta male, oltre alla frustrazione, la pago abbastanza cara, poichè ci vanno di mezzo tempo, soldi, felicità… Mica poco!

Certo, se invece mi va grassa, trovo il tesoro sotto all’arcobaleno: ci guadagno in emozioni e in bellezza, ci guadagno in esperienza, ci guadagno in vita vissuta.
Ma (eccolo di nuovo, il petulante tarlo), se così non fosse? L’amarezza può diventare uno scotto parecchio alto da saldare. Ed è qui che, toc toc, entra in scena sommessamente l’arte di tornare negli stessi posti.
La noia del tornare negli stessi posti
Quando sono diventata grande Quando sono entrata in quella che si suppone essere l’età adulta, ho cominciato ad odiare la consuetudine del tornare, in vacanza o in viaggio, in posti conosciuti. Il desiderio di conoscere e sperimentare il mondo mi imponeva di cercare sempre nuove rotte, emozioni ed esperienze inedite.

Visitare ancora un posto noto mi pareva una perdita di tempo, una cosa estremamente barbosa. Lì ci sono già stata! Lì, la mia bandierina sventola già, pomposa e ben in vista. Perchè mai dovrei tornarci? Vedere il già visto, mangiare il già mangiato, fare il già fatto?
Eppure, per diversi anni, ho fatto proprio così: sono tornata in vacanza negli stessi posti. Succedeva durante le epiche vacanze con i nonni paterni e la nonna materna, le quali mi hanno dato l’opportunità di conoscere come le mie tasche Caviola (simpatica frazione di Falcade, nell’Agordino) e Transacqua (paesino sotto Fiera di Primiero), con i primi due, Senigallia (nota località marittima in provincia di Ancona), con la seconda.
E, manco a dirlo, si soggiornava sempre nelle medesime strutture. Se chiudo gli occhi ricordo ancora molto bene la stanza del Sant’Apollinare caviolese, in cui io e mio fratello dormivamo praticamente dentro l’armadio (da lì usciva infatti, in un complicato gioco di incastri, il letto a castello), e l’intenso odore di legno mischiato agli effluvi alimentari della spartana sala da pranzo; e anche i guizzi delle trote del torrente subito fuori dall’hotel Al Ponte di Transacqua, che io e il nonno stavamo a contemplare per ore.
Come non rimembrare perfettamente, inoltre, l’aroma di sabbia e brandina (non saprei trovare un accostamento olfattivo più azzeccato di questo) della stanza 304 dell’hotel Italia senigalliese, sempre quella ogni anno e sempre con quell’inquietante water nero, che insieme al verde delle mattonelle rendeva il bagno l’ambientazione perfetta per un film horror.
Erano vacanze anni Novanta, ed erano così, scandite religiosamente dagli orari dei pasti, dai giretti mattutini in paese per comprare il giornale e giocare a carte sui tavoli di legno, dalle amicizie vacanziere con figli e nipoti di altri villeggianti, dagli infiniti bagni in mare con la nonna che urlava agitata dalla riva di tornare su; dai gelati delle 4 di pomeriggio, dalle gite fuori porta, che recavano appresso tutta la pomposità di eventi straordinari.

Ora, forse, la mia avversità per i viaggi abitudinari vi sembrerà chiara, ma qui faccio entrare in scena un elemento di complessità: le vacanze negli stessi posti erano quelle coi nonni, mentre quelle con i genitori si facevano sempre in destinazioni diverse. In questo caso era vietato ripetersi: bisognava andare all’avventura, sperimentare, scoprire mondi nuovi.
Ecco quindi il formarsi di un quadro assai controverso e ingarbugliato: da una parte viaggi (o meglio villeggiature) tassativamente negli stessi posti, dall’altra avventure sempre diverse. Tra l’altro, queste dicotomiche esperienze avvenivano in rapida successione: villeggiatura abitudinaria con la nonna – vacanza nuova con i genitori – vacanza già collaudata coi nonni – viaggio inedito coi genitori, e così via.

Insomma, ho sperimentato bene e per lungo tempo entrambe le opzioni, e una volta raggiunta l’età dei viaggi indipendenti (nel mio caso abbastanza presto), ho aborrito senza pietà l’eterno ritorno dell’identico.
Questo fino a poco tempo fa, quando, con mia grande sorpresa, ho scoperto la sottile e inusitata arte di tornare negli stessi posti.
La bellezza di tornare negli stessi posti
È successo quando avevo da poco compiuto i 23 anni, precisamente nel periodo in cui mi stava diventando abbastanza chiaro che questa cosa del viaggiare avrebbe occupato una fetta molto grossa del mio tempo e della mia vita. Il brivido della scoperta era per me un qualcosa di molto potente e totalizzante, che cresceva di pari passo con l’amore ritrovato per la montagna.
In questo contesto, è dunque accaduto che, dopo anni di viaggi indipendenti, ho miracolosamente accettato l’invito dei miei genitori a fare una settimana con loro in montagna, in Alta Badia. Era inizio settembre, io non ero poi così spensierata e felice come dovrebbe essere una giovine ventitreenne; insomma, siamo partiti, e ad aspettarci c’era l’hotel Cavallino a San Leonardo in Badia.
L’ho capito subito, appena arrivata, che quel posto era il più giusto in cui potessi andare. L’ho dedotto da quella sensazione che ha cominciato ad agitarmi le pareti dello stomaco, e che da il nome al presente blog, che lì c’era qualcosa di molto simile a delle radici, un’energia ancestrale e potente, calamitante.
Era il settembre del 2013, e tale data ha sancito un evento davvero importante per la sottoscritta: in quella settimana ho compreso che non avrei potuto più fare a meno dell’Alta Badia, e mi sono avviata finalmente all’arte di tornare negli stessi posti. Infatti, da allora, il mio appuntamento settembrino con San Linert e con il Cavallino è fisso, e ogni volta l’emozione riesce ad essere sempre la stessa, pur essendo ogni volta diversa.
L’arte di tornare negli stessi posti
No, non torno ogni anno in Alta Badia per pigrizia, per comodità, per paura di sfidare il rischio. La voglia di cambiare e vivere posti nuovi non mi ha abbandonato anzi, è sempre in costante crescita.
Semplicemente, ho trovato in questa valle ladina un angolo di mondo intimamente connesso con la mia anima, la mia essenza interiore, le mie passioni.


Ritorno annualmente qui perchè non posso proprio fare a meno del profumo di legno di cirmolo che mi accoglie appena entro nella dependance dell’hotel in questione, perchè i miei occhi si inumidiscono quando guardo dal balconcino di turno questo silenzioso e meraviglioso paesino di montagna, sperando fermamente che qui il tempo non accelleri mai.
Perchè l’aria frizzantina che respiro nel prato dietro la chiesa ha la capacità di sanare qualunque malattia, qualunque ansia; perchè dalla vasca idromassaggio del centro benessere vedo le mucche e scoppio di felicità. Perchè la conformazione delle montagne circostanti la potrei disegnare ad occhi chiusi. E perchè molte di loro, in particolare il Sasso di Santa Croce, hanno rappresentato per me una sfida vinta contro i miei limiti e le mie paure.

Il ritornare ogni settembre qui è per me una rigenerazione dell’anima e un viaggio di scoperta, interiore ed esteriore. Colgo nuove prospettive, imparo ad amare e rispettare sempre un po’ di più la natura e i suoi elementi, riconosco sfumature, colori, sapori, rumori che sono ormai parte indelebile della mia geografia interiore.
E mi viene proprio da pensare che stia tutta qui, in queste piccole grandi ri-scoperte, la sottile ed eterea arte di (saper) tornare negli stessi posti. Non accomodarsi ma rigenerarsi, non accontentarsi ma prendersi di diritto la felicità che ci spetta, non ripetersi sterilmente ma fare tesoro ogni volta di nuovi insegnamenti e nuove prospettive, come solo quelle proprie di cose già nostre possono darci.
L’arte di tornare negli stessi posti richiede attenzione e saggezza, ma soprattutto richiede connessioni speciali.
Auguro a tutti voi di riuscire a trovarle!


Valentina, l’autrice di Kilig Travel Blog
Scrivo, fotografo, mangio e racconto storie sul mondo e sulle cose belle. Amo l’autunno, i libri, i piccoli borghi, i tramonti sul mare, la mia gatta Trippy, i tortellini in brodo (sono bolognese, come potrebbe essere altrimenti?), la montagna, il caffè.
30 commenti
Fabiana · 26 Ottobre 2019 alle 10:13
“Il viaggio non finisce mai, solo i viaggiatori finiscono”. Ho sempre trovato molta verità: ogni ritorno in un posto noto da vita a nuove sfumature, nuovi colori e non si finisce mai di scoprirlo davvero.
Francesca · 25 Ottobre 2019 alle 16:36
Anch’io amo scoprire posti nuovi, ma torno volentieri in luoghi che per me sono stati significativi o che mi hanno trasmesso delle belle vibrazioni.
Ad esempio ogni anno in primavera non mi faccio mai mancare un giro a Valeggio Sul Mincio per visitare il Parco Sigurtà e Borghetto 😊
unviaggiopercapello · 11 Ottobre 2019 alle 17:43
Anch’io ho alcuni posti nel cuore in cui amo tornare, che ti danno la sicurezza della metodico, e tornare alle origini è un’esigenza…soprattutto per chi viaggia molto!
Valentina · 13 Ottobre 2019 alle 23:15
Esatto! A volte si ha proprio la necessità di tornare dove siamo stati felici o dove conserviamo i ricordi più intensi.. 🙂
Paola · 11 Ottobre 2019 alle 12:15
Io ogni tanto torno in posti in cui sono già stata, ma non consapevolmente. Nel senso che se c’è l’occasione di tornare e non ho altri programmi torno, altrimenti cerco qualcosa di nuovo
Valentina · 18 Ottobre 2019 alle 10:22
Anche io tendovo a fare così, e in parte anche adesso sono sempre a caccia di posti nuovi da scoprire. Ma mi sono resa conto che amo tornare nei posti in cui sono stata molto bene 🙂 È un qualcosa che mi rende davvero felice!
anna · 30 Agosto 2019 alle 11:05
Davvero carino leggere questo articolo. Spesso dico “vorrei tornarci” ma alla fine scelgo sempre mete nuove. A parte le grandi città come Londra, Parigi e Atene nelle quali torno volentieri, è davvero raro ritornare negli stessi luoghi. Eppure da bambina si andava in viaggio in Inghilterra, solo li, a trovare i parenti. Ogni anno se c’erano abbastanza soldi, altrimenti ogni 2 anni.Ora la realtà è che in Inghilterra dico sempre che ci vorrei tornare, ma lo faccio raramente e per pochi giorni solo in occasione di matrimoni ed eventi di famiglia 🙂 Chissà se col tempo acquisterò la maturità di ‘tornare nello stesso posto’.
Elena · 26 Agosto 2019 alle 13:48
E’ sempre una meraviglia leggerti… Tu, le tue riflessioni, la tua leggerezza, la tua serietà! Grazie!
Alessandra · 24 Agosto 2019 alle 12:40
Ti capisco benissimo. Noi durante l’anno facciamo alcuni weekend sempre alla scoperta di posti nuovi, ma ad agosto è da anni che torniamo in Val Casies (una vallata verde che si diparte dalla Val Pusteria). Adoriamo tornare in quei posti anche se poi ogni volta facciamo escursioni diverse. È come se avessimo una seconda casa… Almeno nel nostro cuore!!
antomaio65 · 23 Agosto 2019 alle 20:02
Belle le tue riflessioni sull’arte di tornare negli stessi posti. Ci sono luoghi che adoro e dove sento il bisogno di tornare, per vederlo con occhi diversi. Camogli ad esempio è un mio luogo del cuore, ne sento il richiamo
Sara Chandana · 19 Agosto 2019 alle 13:52
Ti capisco, a me piace tornare negli stessi posti. Mi succede quando viaggio in India, torno nelle località che sono legate a ricordi particolari e dove posso rivedere i miei amici. E, magari, alterno con la scoperta di luoghi nuovi. In Italia torno, quasi ogni anno, nella Marche. Urbino è legata a un pezzo della mia vita, compresi amici e parenti. Ogni volta, la riscopro con occhi nuovi.
Valentina · 23 Agosto 2019 alle 10:42
Quanto è bello ritornare nei nostri posti del cuore? L’emozione è sempre tanto intensa, e come dici tu, sempre diversa. Anche io adoro cambiare, ma in quei posti che sento miei ho bisogno di tornare spesso 🙂
ellie · 17 Agosto 2019 alle 15:40
Io ho vissuto in vari Paesi del mondo ed alla fine sono tornata in pianta stabile in UK. Questo non significa che tutto il resto non mi sia piaciuto, solo che a volte sentiamo che ci sono cose e posti che sono piu’ “per noi” rispetto ad altri!
Valentina · 23 Agosto 2019 alle 10:43
Esattamente, concordo perfettamente con il tuo pensiero! Ci sono posti che, più di altri, ci appartengono!
Giovy Malfiori · 17 Agosto 2019 alle 14:16
A me, sinceramente, piace tornare in alcuni luoghi. Ci sono città inglesi dove, ormai, do indicazioni come fossi un locale. Mi piace tornare perché io non sono mai la stessa.
Valentina · 23 Agosto 2019 alle 10:44
Esatto Giovy, anche per me è così!
lisatrevaligie · 17 Agosto 2019 alle 9:51
Ci sono posti in cui ho bisogno di tornare anche una volta l’anno. Biarritz, la Bretagna, il lago di Garda. Non importa se conosco le strade a memoria. In quei posti mi sento a casa e di quei posti ho bisogno. Del respiro, della gente, dei colori, delle tradizioni.
Valentina · 23 Agosto 2019 alle 10:45
E ogni volta è sempre una bellissima, e nuova, emozione! 🙂
foodeviaggi · 16 Agosto 2019 alle 22:02
Io non riesco a fare a meno di tornare, ogni anno, anche solo per un giorno, nel luogo che per tutta la mia infanzia era la mia meta estiva: Ardesio e la Val Seriana. Quest’anno ci sono stata due volte, ma non mi sento particolarmente strana, anzi questa rievocazione di vecchi ricordi fa bene alla mia mente. Mantiene vivi i ricordi dei miei cari che non ci sono più e li lega a me con esperienze indimenticabili.
Valentina · 23 Agosto 2019 alle 10:47
Che bel pensiero! Grazie per averlo condiviso! <3 Anche a me è capitato spesso di tornare in posti legati intimamente ai miei ricordi di infanzia.. e l'emozione è stata davvero potente e bella! Magari in un primo impatto è stato anche doloroso, ma poi, come hai scritto tu, l'essere lì di nuovo fa tanto bene al cuore e all'anima..
raffigarofalo · 16 Agosto 2019 alle 14:36
Tornare negli stessi posti, ma ogni volta con occhi diversi. E’ questo il mio segreto e la mia forza.
Grazie per aver condiviso i tuoi pensieri.
Valentina · 23 Agosto 2019 alle 10:49
Grazie mille a te Raffi! Che meraviglia saper tornare ed emozionarsi ogni volta!
Julia · 16 Agosto 2019 alle 12:51
Anch’io ricordo le consuete vacanze ordinarie scandite dai medesimi tempi, luoghi ed orari. Erano così anche quelle con i genitori fino a che sono diventata grande. Ora cambio sempre ma ci sono tuttavia dei posti dove mi piace tornare o rotornerei
Valentina · 23 Agosto 2019 alle 10:50
Eheheh, le vacanze con nonni e genitori sono epiche! 🙂 E lì, proprio in quei posti, conserviamo ricordi che sono tra più puri che possediamo!
Laura · 14 Agosto 2019 alle 22:01
Ci sono posti in cui sento il bisogno di tornare e molto spesso sono luoghi legati a persone speciali. Uno dei miei posti del cuore è un rifugio in Val D’Aosta raggiungibile solo a piedi, ci vado dal 1996 e, nonostante una pausa lunga, quando sono tornata era come non essere mai stata via. Al tempi stesso, ho bisogno di vedere posti nuovi per scoprire me stessa in altri luoghi.
Valentina · 23 Agosto 2019 alle 10:54
Grazie mille Laura per aver condiviso questo pensiero! Bellissimo, e intenso. Non avrei saputo dirlo meglio! Anche a me capita spesso la sensazione di tornare, dopo tanto tempo, in un posto e avere la sensazione che il tempo si sia fermato all’ultima volta..
Lucy the Wombat · 14 Agosto 2019 alle 10:43
Avrei voluto vederlo, il letto che usciva dall’armadio! 😀 Bellissima riflessione, io mi sono sempre sentita un po’ schizofrenica sull’argomento. A volte odio persino fare la stessa strada per andare e tornare da un negozio sotto casa, altre mi fisso ancora e ancora su uno stesso luogo. Ad esempio sono stata a Berlino diciannove volte, quasi sempre nella stessa casa, per fare le stesse cose e andare negli stessi posti. Mah? Le farfalle sono strane, eh? ;D
Valentina · 23 Agosto 2019 alle 10:58
Diciannove volte a Berlino?! Wow!! Che bel record 🙂 Capisco benissimo la tua “schizofrenia” perchè anche io spesso faccio così! Mi da fastidio fare la stessa stada, ma in compenso adoro tornare sempre in Alta Badia o in altri luoghi che conosco a menadito! Tra le farfalle e il mio essere Gemelli ascendente Cancro, non ci capisco più niente, ahahah!Ma chissene… W l’incoerenza, e W i letti che escono dagli armadi (mamma mia!) 😀
A passo lento · 13 Agosto 2019 alle 16:44
“L’arte di tornare negli stessi posti richiede attenzione e saggezza, ma soprattutto richiede connessioni speciali.”
Quanto è vero! Grazie per queste riflessioni.
Valentina · 23 Agosto 2019 alle 10:58
Grazie mille a te per essere passata di qua! 🙂 <3